La serenata al morto dei mandolinisti arcensi

Vittorio Colombo16/04/20234min
mandolin59

Quella volta il maestro Ernesto Emanuelli disse ai suonatori del glorioso complesso mandolinistico arcense che dirigeva: “Pezzo n.18. Tot Serenade”. Tutti di colpo aprirono la pagina giusta. Tutti meno Bruno Modena che, classe 1939, era il nuovo, il ragazzo del complesso.
Era il 1959 e Bruno, spiazzato, diventò rosso perché tutti i compagni “più navigati” lo guardavano sorridendo. E lo stesso Bruno, messo al corrente dell’arcano, così raccontò l’antefatto: “Serenata al Morto era così stata titolata una delle più strane avventure narrate dai miei amici musicisti”. Il racconto narra di una tragicomica serata, vissuta da alcuni componenti il Circolo Mandolinistico di Arco in quel di Mori. Tutto questo nasce da una simpatica conoscenza fatta con delle graziose fanciulle avvicinate dopo un concerto in quel di Rovereto negli anni ‘30. Quel concerto era finito talmente bene, che non poteva che avere un altrettanto bel seguito. In una calda serata d’estate si decide di andare a trovare le belle fanciulle e, dato che avevano per loro dimostrato interesse e simpatia, conquistarle ancor più con una romantica serenata. Gli allegri giovani partono (naturalmente in bicicletta) e, alla periferia di Mori, presso la casa delle ragazze, nell’oscurità, danno sfogo alla loro bravura musicale interpretando con passione una struggente, romantica serenata da un brano di Giacomo Sartori, compositore di Ala, dal titolo “Prime Rose”. Esecuzione perfetta, meritevole quantomeno di un applauso, di un consenso, invece niente, nemmeno un cenno di saluto, magari solo da una finestra, proprio niente. Indomabili, ancor con più forza, si ripropongono con lo stesso pezzo, dato il risultato eccellente ottenuto in precedenza. Poi d’un tratto una flebile luce si accende, la porta di casa si apre, una anziana signora esce, si fa incontro ai suonatori e così li apostrofa: “Al giorno d’oggi voi giovinotti non avete manco rispetto per i morti. Via, andate a suonare altrove e abbiate pietà per una famiglia distrutta dal dolore”.
In quella casa, nello stesso giorno, era venuto a mancare il padre di due di quelle ragazze. I giovani mortificati si prodigarono in lunghe e sentite scuse. Ma quanto successo entrò a buon diritto nella storia del complesso. Così quel pezzo, da N° 18, venne battezzato e diventò negli anni “Serenata al Morto-Tot Serenade”.
E così si chiamò fino a quando, nel 1965, ebbe fine la gloriosa storia del gruppo mandolinistico arcense che era nato nel 1902.
Del complesso del 1959 Bruno mostra la foto con i vari personaggi: da sinistra Gino Emanuelli, Giuseppe Rigo, Bruno Modena, Carlo Broli, Italo Morandi, Lino Calzà. Seduti: Nerino Venturini, Libero Dassati, il presidente Giuseppe Broli, il maestro Ernesto Emanuelli, Giovanni Maule, il fondatore del coro Castel Ottavio Lutterotti, Gino Emanuelli. Nel gruppo anche Enzo Carnesecchi, Claudio Planchestainer ed Erminia Ischia.
Vittorio Colombo



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