La leggenda del Vigile che misurava i bikini… col centimetro

Vittorio Colombo03/07/20224min
MISSS

Riva, invasa dalle macchine, era anarchia pura. Niente sensi unici, si andava con l’auto dove si voleva. In questa situazione da Far West i vigili urbani erano gli “sceriffi” chiamati a mettere un po’ d’ordine. Come succede in ogni famiglia, c’erano i vigili tolleranti e quelli investiti da sacra missione, che nel caso specifico si chiamava “tutela della moralità pubblica”. Vigeva, undicesimo comandamento, il divieto di andare in giro “in costume discinto”. Che poi, a ben guardare, che era? Una scollatura abbondante ed audace o una minigonna molto mini e poco gonna.
Tutto veniva fatto risalire, almeno secondo certi rivani “saputi”, al cosiddetto “asse del potere”. Niente a che vedere con il legname, metteva in simbiosi Municipio e Chiesa. Di tanto in tanto si diceva: “Toh! servirebbe un vigile urbano in più”. Il prescelto doveva essere di specchiata moralità. I frequentatori de “l’Alber de la Maldicenza” sussurravano che doveva essere nelle grazie del Monsignore. Si favoleggia quindi di prove di concorso, in Municipio, tra un codicillo e una giaculatoria. Che entrambe le cose facevano punteggio. Così, sempre tra le malelingue, si diceva che alcuni vigili erano tutto “Concilio e concilia”.
Questi vigili furono dunque custodi tanto del traffico quanto della tutela della moralità. I dancing sfornavano allora miss a ritmo industriale. In tutto questo bailamme da “miss beine (gambe)” i confessionali erano bollenti.
Il diavolo tentatore aveva le fattezze del Dannunzio Rezzaghi. Il suo “Rosengarten” era luogo di perdizione. Il Dannunzio, piazzate discinte fanciulle sul macchinone scoperto, batteva le vie con l’altoparlante al massimo annunciando serate di fuoco. Lo scandalo andava fermato. Il Sindaco, chiamato in causa da timorati cittadini, vietò l’uso degli altoparlanti in città. Il Dannunzio aveva però “spie municipali”, che segnalavano orari e spostamenti dei vigili. Così continuò con le sue scorribande cittadine con altoparlante al massimo.
Poi c’è la storia del vigile urbano col centimetro. C’è chi giurerà che è vera e fa nome e cognome, altri dicono che è una leggenda metropolitana, Io ve la racconto perché fa parte della mitologia rivana che, com’è noto, è fuori di testa.
Il vigile moralizzatore, secondo testimoni astemi, batteva spiagge e vie cittadine, bloccava le “sospette”. Erano reprimende per quelle in minigonna, ma erano quelle in bikini a rischiare grosso. Lo zelante, manovrando il centimetro con maestria, misurava il pezzo sopra e poi quello sotto, o in senso contrario, soffermandosi, ma per scrupolo, sia chiaro, forse più del dovuto. Consultava quindi un prontuario-tabella e, se i centimetri erano scarsi, esultava. E comminava multe.
La storia andò avanti per un po’. La notizia riscaldò i bar e di sicuro sarebbe finita sulle pagine di Oggi o di Bolero o delle Ore della Settimana. Riva ad un passo dal diventare la “città del vigile con il centimetro”. Una sciagura annunciata. Dal Municipio partì l’ordine di riporre il centimetro e di tornare alla paletta. Il Sindaco intendeva la paletta per il traffico, ma sotto le fronde dell’ “Alber de la Maldicenza” l’ex vigile col centimetro diventò il “vigile con paletta e secchiello”.
La storia gira ancora, io ve l’ho raccontata, poi fate voi…
Avete un centimetro a portata di costume?
Vittorio Colombo

 



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