Il piccolo Riccardo del Rione Degasperi annegò nel Varone
Questa è una storia di dolore e di solidarietà. Un bambino del Rione Degasperi annegò nel torrente Varone. La disgrazia sconvolse la famiglia e tutta la comunità del Rione che si mobilitò nelle ricerche che, purtroppo, si conclusero nel modo più tragico. Fu un lutto per la frazione e per tutta la città e sono molte ancora oggi le persone che ricordano con commozione quel tragico fatto.
L’anno è il 1962. La vittima è Riccardo Speziali, 4 anni, figlio del noto fotografo Aldo, abitante con i genitori e Marcello, fratello di 5 anni e mezzo, in via Pola al Rione Degasperi. Dietro i caseggiati del Rione, su letto sopraelevato, scorre il torrente Varone. Gli argini sono ricoperti da fitta boscaglia, ma sono perforati da cunicoli che, anni prima, servivano per rilasciare l’acqua nelle campagne. I cunicoli terminano con delle serrande, inutilizzate; nella parte superiore si apre una piccola finestra di non più di 40 centimetri. Oltre queste aperture scorrono le acque del torrente che, infine, vanno a sfociare nella zona di punta Lido.
Succede tutto nel pomeriggio, verso le 16. I fratellini giocano nel piazzale antistante l’abitazione, un fabbricato popolare con numerose famiglie. Il piccolo Riccardo si allontana e, come aveva fatto altre volte, si infila nel cunicolo d’irrigazione. Quel che è certo è che si sporge dalla finestrella della serranda ma perde l’equilibrio, finisce in acqua e viene trascinato a valle dalla forte corrente. Il fratello Marcello, non vedendolo arrivare, lo chiama inutilmente. Poi, percorso il cunicolo e non trovandolo, in un pianto dirotto dà l’allarme. Mamma Helga, in preda alla disperazione, cerca aiuto. Don Giorgio Degara, dall’altoparlante della cappella del Rione, lancia un accorato appello invitando tutti a partecipare alle ricerche.
La risposta degli abitanti è in massa. Giovani e adulti si portano ai bordi del torrente. Decine di persone rovistano nei cespugli scandagliando l’acqua. Il vigile Chernaoni e il maestro Bagozzi, con altri volontari, corrono lungo il corso del torrente fino allo sbocco nel lago per fare argine e arrestare quello che è portato dall’acqua. L’intera zona viene perlustrata dagli agenti del Commissariato, dai Carabinieri e dai Vigili del Fuoco. Poco al largo dello sbocco del Varone nel lago iniziano le immersioni da parte dei sub dei Vigili del Fuoco. I sub Umberto Boschetti e Tullio Cestari perlustrano il fondo alle foci del torrente. Verso le 19 e 45 Boschetti riemerge sorreggendo il corpo del piccolo Riccardo. La drammaticità del momento è nella cronaca del giornale “l’Adige”.
“La maschera del sub – scrisse il giornalista che assistette al ritrovamento – si rigonfiava di lacrime. Il corpo del bambino era tratto sulla barca-appoggio dove erano il capitano Chincarini, il maresciallo Zucchelli e il brigadiere Perini dei Vigili del Fuoco. Quindi si soccorrevano subito il Boschetti in preda a un pianto angoscioso e il suo collega Tullio Cestari. I due uomini, avvezzi a tutte le prove, di fronte a quel corpicino, dopo aver compiuto tempestivamente il loro compito, non potevano trattenere il dolore e la commozione. A Tullio poi quella scena riapriva una profonda ferita, anche un suo figlio aveva trovato la morte nel lago. Il corpo senza vita del piccolo Riccardo veniva condotto alla Fraglia della Vela, dove il pretore dottor Fuganti concedeva il nulla osta per il trasporto nella apposita sala dell’ospedale. Qui, sostenuto dal parroco don Giorgio, giungeva affranto il padre Aldo”.
Sono passati sessant’anni. Marcello Speziali, il fratello che visse quel dramma, acconsente a questa rievocazione. “Il ricordo del mio fratellino lo porto sempre con me – dice – ed è una ferita che non si rimargina. Ma credo che a tanti anni di distanza sia questo un modo per ricordare la disgrazia che colpì non solo la nostra famiglia, ma l’intera comunità rivana e, in particolare, quella del Rione Degasperi. Credo che la grande partecipazione che si verificò quel giorno nelle ricerche, e quindi la condivisione del dolore, sia stata un momento di dolorosa solidarietà, che merita di essere ricordato”.
Vittorio Colombo