Il “Marinaretto” rivano che suonò “pif-pif-pif” a Hitler
Tre squilli di tromba per Hitler. Non stava più nella pelle il “Marinaretto” Ezio Marchi, quando Silvio Bonometti, il maestro della banda rivana dei “Marinaretti”, gli annunciò che avrebbe avuto l’onore di stupire il leader nazista con roboanti, maschi, italici squilli di tromba. La data fatidica: 3 maggio del 1938. L’esibizione del piccolo Ezio, sostenuta da tutta la banda dei “Marinaretti”, sarebbe avvenuta in occasione del passaggio del treno, bardato a festa e svastiche varie, dalla stazione di Mori. In trepida attesa, alla stazione Garbatella di Roma, stavano il duce Benito Mussolini, il re Vittorio Emanuele III e tutto l’apparato fascista. Il cerimoniale prevedeva strette di mano e una muscolare parata militare per cementare la grande alleanza. Alle prime luci dell’alba la stazione di Mori era tutta addobbi e striscioni. I “Marinaretti” erano stati schierati lungo i binari nel vasto spiegamento di autorità e di sostenitori.
In attesa dell’arrivo del treno teutonico val la pena di spendere due parole sulla banda dei “Marinaretti”. Nel 1932, per iniziativa del capitano Chincarini, era stato costituito un corpo musicale per ragazzi, che aveva riscosso un grande successo. Le famiglie facevano salti mortali, perché i loro rampolli potessero vestire le divise da marinai in erba. La banda cittadina era stata qualche tempo prima sciolta ed in Rocca erano stati ammassati strumenti musicali in cattive condizioni, che erano stati presi dai bimbetti in maniera casuale. Il maestro Bonometti, una pasta d’uomo, era molto amato dagli allievi che, messe in fila un po’ di note, finirono per essere gloria cittadina in raduni, sfilate, cerimonie, matrimoni e funerali. A proposito di funerali… impossibile non registrare la partecipazione della banda dei “Marinaretti” a quelli di Gabriele D’Annunzio. Si tenne a Desenzano giovedì 3 marzo del 1938. Il treno presidenziale portò a Desenzano il duce Mussolini con i ministri Ciano e Starace. I “Marinaretti” rivani fecero la gita funebre in battello, senza strumenti. Tre foto, tra le centinaia, mostrano Mussolini, mascella volitiva, con dietro alcuni “Marinaretti” rivani, tra i quali Ezio Marchi e Dario Mosaner, amici anche in seguito per la vita. Giusto due mesi dopo la comparsata ai funerali del Vate i piccoli musicisti vennero precettati per il saluto al Führer, per il quale si doveva esibire, gloria italica, il meglio del meglio. E il giovane Ezio Marchi, negli anni successivi protagonista del turismo rivano, era trombettiere coi controfiocchi.
Una decina di anni fa, prima della sua scomparsa avvenuta nel 2017 a 94 anni, lo stesso Ezio ricordò così quella sua storica performance: “La banda era stata posizionata, con tutte le formazioni, davanti alla stazione. Io venni collocato in fondo alla rampa del binario nord. L’ordine per me era di eseguire tre squilli di “Attenti” al momento dell’arrivo del treno. All’improvviso mi si avvicinò un tizio che mi strappò il flicornino, ne tolse il bocchino, le pompe e ne ispezionò la campana, restituendomi il tutto smontato, senza una parola”. Era un agente della polizia anti-attentati. Il treno dal Brennero ormai sferragliava: questione di minuti. Il piccolo Ezio, in preda ad agitazione, cercò di rimontare lo strumento, ma non tutti i pezzi andarono al loro posto. Così, quando il treno rallentò, il trombettiere dei “Marinaretti”, oh! il più bravo di tutti, portò il bocchino alle labbra. Marzialmente soffiò. Tre volte. L’aria fu accarezzata da tre flebili “pif-pif-pif”. Il treno singhiozzò, il cielo si oscurò. Dicono gli storici che Hitler, avvezzo alla “Cavalcata delle Walchirie”, abbia allora chiesto a Göbbels: “Was ist pif-pif-pif?”.
Vittorio Colombo