Il comunista rivano scomunicato e la moglie fedele

Vittorio Colombo02/11/20254min
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La famiglia abitava in via Montanara a Riva. Lei, la moglie, casalinga, era una cattolica fervente, tanto devota da far parte del gruppo di volontarie che teneva pulita l’Arcipretale. Lui, il marito operaio, pure credente, si era iscritto al Partito comunista. Una domenica mattina, di metà luglio del 1949, lui tornò a casa prima del solito. La moglie lo accolse, stupita e sorpresa. Lei era stata alla “Messa prima” e se ne stava a casa ad accudire i figli piccoli. Il marito era uscito da appena pochi minuti per andare alla Messa delle dieci, come faceva da sempre. Appariva sconvolto. Si sedette, i gomiti appoggiati al tavolo e la testa tra le mani. Lei, preoccupata, gli chiese che cosa gli fosse capitato. L’uomo, turbato, raccontò così: “L’Arciprete dall’altare diede questo annuncio: coloro che sono iscritti al Partito comunista, o ne condividono le idee, sono scomunicati! Sono, nel peccato, fuori dalla Chiesa e dai sacramenti”. Sull’assemblea era sceso il silenzio. L’operaio si era alzato, sbigottito. Si era quindi incamminato assieme a pochi “compagni” e, guardato da tutti, era uscito dalla porta con addosso il marchio, per la Chiesa infamante, del “rosso scomunicato”.
Si era in piena Guerra Fredda, in quel 1949, quando la Chiesa compì quel gesto senza precedenti. La Congregazione del Sant’Uffizio ufficializzò un Decreto, poi approvato da Papa Pio XII. Era molto di più di una semplice condanna dottrinale: per la prima volta venivano colpiti direttamente i fedeli che, pur rimanendo cattolici, aderivano al Comunismo.
La moglie, tornando alla nostra storia rivana, il giorno successivo all’accaduto andò in chiesa e così parlò all’Arciprete: “Se devo scegliere tra una Chiesa ingiusta e un uomo giusto, io non ho dubbi! Dunque, da ora, non mi vedrete più entrare da quella porta”. La moglie coraggiosa e l’operaio onesto ebbero, da allora, le vite cambiate. Fu un dramma per loro e per molti che, come loro pur credenti, vissero da scomunicati, guardati di traverso da molti bigotti e, in molti ambienti, da emarginati,
La storia mi venne raccontata dal compianto Alberto Maria Betta, che conosceva la famiglia di via Montanara. È quello rivano, al di là della specificità, un caso emblematico, perché l’ordine impartito da Pio XII venne eseguito in tutte (o quasi) le Parrocchie d’Italia.
A tanti anni di distanza si ricordano gli interventi di scomunica da parte di molti preti anche delle nostre parti: ci sono testimonianze molto forti che riguardano, ad esempio, Dro e Nago. La scomunica creò allora una frattura dolorosa in tutta la società. Che cosa successe poi? La scomunica ai comunisti non è stata mai formalmente revocata, ma è considerata di fatto superata. Non esiste un atto ufficiale che l’abbia abrogata, ma il suo significato è stato annullato dall’evoluzione storica, dalla fine della Guerra Fredda e dal Concilio Vaticano II. Chissà quante storie di divisione e di scontro, ma anche di orgoglio e di dignità, ci sono state tra il 1949 e il Vaticano II (1962-1965). Molte, se conosciute, meritano di essere raccontate per rispetto della storia e di quanti subirono le conseguenze di quel provvedimento che oggi appare incredibile. Credo, in ogni caso, che la storia della famiglia di via Montanara meriti di essere ricordata con un pensiero di ammirazione per la moglie di un operaio che, pur devota, scelse l’umanità e l’amore.
Vittorio Colombo