Guerrino, parcheggiatore di bici per i Kolossal

C’entravano qualcosa il Mosè, Charlton Heston, che, inseguito dal Faraone, separava le acque, con il Guerrino Delana che metteva al sicuro biciclette? Per rispondere bisogna andare verso la fine degli anni Cinquanta, quando i “Kolossal” mobilitavano folle intere, film spettacolari e lunghissimi che, complice la novità e la fame di meraviglie, tutti dovevano vedere. Per questo facevano pienoni biblici, richiamavano spettatori da ogni posto del contado, da Campi a Ballino, e facevano festa le casse del cinema Roma. Il Guerrino Delana, prototipo del Rivano doc, baffetti assassini e sex appeal con le straniere, passava da un mestiere inventato ad un altro. Così aveva fatto il taxista, più o meno autorizzato, il bagnino, l’intrattenitore di comitive femminili e, soprattutto, era il gran Capitano del Norge, il bel veliero con il quale portava a spasso i turisti nelle acque dell’alto lago. L’altra sua meraviglia, il “trenino del Guerrino”, sarebbe venuto più tardi, al Rione Degasperi.
Va beh, ma si parlava dei film Kolossal, del cinema Roma strapieno, della gente che arrivava a frotte a Riva. Il film, dal quale tutto ha avuto inizio, “I Dieci Comandamenti”, è del 1956. Allora le auto erano poche, tutti andavano in bicicletta. Certe bici erano scassate, certe altre preziose. Tutte facevano gola, magari anche per spostarsi una sola volta. Negli anni precedenti erano successi problemi con i film di “Don Camillo”, che pure avevano richiamato spettatori-ciclisti a frotte. Le bici erano ammassate in piazza Cavour, ai tavolini del bar Italia, appoggiate ai muri di via Roma e di viale Dante. A mezzanotte, all’uscita dallo spettacolo, c’era chi non ricordava il posto del parcheggio e chi aveva subito il furto. La cosa era finita sui giornali con il titolo “Il ritorno di Ladri di biciclette” con riferimento al vecchio film di De Sica. Con questo precedente, nel 1956, per la mobilitazione prevista per “I Dieci Comandamenti”, il Guerrino aveva messo su un parcheggio per bici a pagamento che sembra non avesse alcun precedente o autorizzazioni di sorta. Messo il cappello da Capitano, aveva piazzato al “cantom Perini” il cartellone “Parcheggio biciclette Delana”. Aveva tirato un filo metallico tenuto a un metro di altezza da dei supporti, l’uno all’incrocio del “cantom Perini”, l’altro un centinaio di metri a nord, sempre sul marciapiede. Il Guerrino consegnava a ciascun cliente un numero, che appiccicava in copia, con la colla, sulla sella della bici. Uno spettacolo: centinaia di bici assicurate al filo metallico in parallelo sul marciapiede, l’una accanto all’altra come soldatini, tutte con il loro bravo numero sulla sella. Finito il film a mezzanotte passata, il parcheggiatore, ricevuto il regolare biglietto, consegnava la bici. Tutto liscio. Chiedeva poche lire, il buon Guerrino, ma moltiplicate per centinaia di oboli il gioco era fatto. Proseguì con questo “lavoro” per altri Kolossal, come “Ben Hur”, “Cleopatra”, ecc., fino a quando non si stufò delle bici e realizzò che era meglio andare in trenino.
Vittorio Colombo