Gli sposi tedeschi che non trovavano più il loro albergo

Vittorio Colombo02/06/20244min
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Lui, lo sposo, era un intellettuale tedesco e per questo era distratto. Lei, la sposa tedesca, non usava il cervello che riposava nella sua bella testolina. Avevano scelto Riva per il viaggio di nozze. La loro storia in cronaca de “l’Adige” dell’agosto del 1966.
Arrivarono all’albergo Tal dei Tali che era una giornata splendida. Sole, sole e lago. La coppia di freschi sposi scarica nella camera loro assegnata nell’albergo e via. Così raggiungono un posto nei pressi del lago. Dove? A Riva, forse a Torbole, forse a Navene. Prendono il sole, fanno il bagno, si scambiano effusioni germaniche. È ora di cena, allora felici e affamati saltano in macchina. Lui, lo sposo intellettuale, si avvia per tornare all’albergo. Dopo un po’, visto che di strada ne ha fatta tanta, comincia ad avere dei pensieri ansiogeni: “No, l’albergo non è quello. Era così e cosà e aveva una palma vicino”. La sposa è in catalessi. Lui dice: “Se riesco a ricordare il nome dell’albergo, il gioco è fatto”, e ad alta voce comincia dalla A di Arethusa e Arioma e va fino alla Zeta di Zanzarahotel. Niente. Un contadino di Ronzo Chienis indica la strada per Riva. Vi arrivano e battono tutti gli alberghi. Niente. Passano le ore, scende il buio, sale la fame e lo scoramento. I Carabinieri li mandano dalla Polizia stradale, visto che i Vigili urbani sono tutti al Rosengarten. I poliziotti chiedono il nome dell’albergo. “Se lo sapevamo, ci saremmo arrangiati…” rispondono i dispersi. Ripartono preceduti da una macchina della Stradale. Rifanno il presepe degli alberghi rivani. Gli albergatori cominciano a scocciarsi. Lui, ad ogni sosta, ripete l’elenco dei potenziali alberghi dall’A alla Zeta, I militi, pazienti, li portano all’Ostello della Gioventù, dove i due sposi vegliano sdraiati sulle brande vestiti.
È una delle solite notti, con i latin lover rivani che assaltano l’ostello delle Tedesche. Il mattino successivo i Vigili urbani, tornati dal Rosengarten, li portano dal direttore dell’Azienda Autonoma cav. Ettore Righi, che consegna loro un piatto di finta ceramica e una trota viva. Il primo problema è dove dormire la seconda notte. Il cav. Righi chiama il Doro, capo degli uomini del Cantiere. Il Doro, che conosce tutti, precede la Volkswagen con la sua Ape. A Torbole… “È quello! è quello!” urla in tedesco l’intellettuale tedesco. Ecco la palma ed ecco il padrone. L’albergatore fischietta guardando i gabbiani. Si chiamano i vigili. Nell’atrio ci sono le valigie della coppia. “Visto che non tornavano – dice l’albergatore – ho pensato ad un divorzio”. “Li avrei registrati oggi” si giustifica. L’intellettuale tedesco sbraita parolacce nella sua lingua. No, non si fermeranno in quell’albergo, il cui nome non esiste neppure, nell’elenco dall’A di Arethusa alla Z di Zanzarahotel. Il cav. Righi consegna alla sposa una sardina e una pianta carnivora. La sposa dice alla pianta carnivora che le sta mangiando un orecchio: “Può esistere una donna più fortunata di me?”. Il cav. Righi, qualche giorno dopo, ha un colpo apoplettico. Tiene il “Bild Zeitung” in mano. Foto di prima pagina: piatto di spaghetti con pistola e, a caratteri cubitali, la scritta “E a Riva del Garda rubano gli alberghi ai turisti tedeschi!”.
Vittorio Colombo



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