Elio, gli amici rivani e il jazz che faceva battere forte il cuore
L’Elio Bresciani se n’è andato nel Grande Altrove. Guardi la foto, questa foto, i sorrisi, i volti. Sono i primi anni Sessanta. Da sinistra ecco il maestro Dario Mosaner, poi anche vicesindaco, in piedi il rotondo Pippo Lutteri, incontrastato padrone dell’Anagrafe, avanti con il Paolo Piccioni, elegante e preciso, sorride felice battendo la batteria il buon Elio Bresciani che da pochi giorni non è più tra noi. Tutti e quattro, chi da tempo, chi da poco, in quel pezzo di Cielo con colonna sonora riservato ai musicisti rivani. Ah, nella foto, sulla destra, c’è il Lucillo Carloni che, postando l’immagine su Fb si autodefinisce “il sopravvissuto” della compagnia. Così vanno le cose, chi resta ha il compito di ricordare che, un tempo lontano, si parla ormai di mezzo secolo fa, Riva era, per luci, feste, balli, dancing, una città che sprizzava divertimento. E un manipolo di giovani, guardati con la diffidenza che riserva a chi sta fuori del coro, diedero vita, nel 1958, al circolo Amici del Jazz. Il primo direttivo era così costituito: Franco Santoni presidente, Piergiorgio Armani, Elio Bresciani, Renzo Calliari, Gianluigi Dardo, Ezio Marchi, Dario Mosaner, Fabio Odorizzi, Enzo Sergiacomi, Attilio Tanas, Lucillo Carloni e in veste di segretario Paolo Piccioni.
L’anno precedente, si era dunque nel 1957, si era tenuto in Rocca un indimenticabile un concerto con due gruppi. Elio Bresciani ebbe modo di ricordare: “Chiudemmo i conti con un deficit di ottomila lire sborsate da noi. Ma ci rifacemmo l’anno seguente con la Veglia danzante che ci fruttò un attivo di ben 200 lire”.
Nei suoi dieci anni di vita il Circolo propose memorabili “Veglie danzanti”, alla Spiaggia degli Olivi, all’Astoria e al Du Lac. Propose quindi conferenze, filmati, serate di ascolto Arrivarono consensi e risultati. Nel 1965 venne aperta la sede ufficiale, il Volt del Jazz, in Palazzo Lutti Salvadori. Vi si tenevano due o tre incontri la settimana, con ascolti delle novità discografiche ed concerti che finivano in gloria alcolica. Vennero quelli del Clan di Celentano con Gino Santercole e la bella Miranda Martino, Nicola Arigliano dalla voce roca, Franco Cerri, il chitarrista che faceva pubblicità immerso nell’acqua, il batterista Gil Cuppini e tanti altri bei nomi, anche internazionali.
In occasione del ballo di Carnevale del 1968 al Du Lac una telefonata anonima segnalò la presenza di una bomba. Ci fu un parapiglia. Fatte le verifiche si decise di effettuare la serata. Ma le disdette fioccarono e fu una batosta terribile per le finanze del Circolo. Fu forse un segnale. La spinta del Circolo si andava esaurendo; gli ex giovani leoni vennero catturati dall’urgenza di problemi familiari e di lavoro.
Il circolo Amici del Jazz di Riva dal 1958 al 1968 fu vivace realtà musicale e culturale. Concerti, veglioni, feste, serate danzanti. Una stagione maiuscola che portò a Riva i grandi dell’epoca. Erano altri tempi. C’era tanto entusiasmo e i giovani inseguivano i loro soci. Erano anni in cui tutto era possibile. Anche che un gruppo di bandi giovani rivani, sul finire degli anni Cinquanta, alla domanda ricorrente «Ma che diavolo è questo strano rumore?» rispondevano: «È la musica che fa battere forte il cuore. Questo è il jazz, bellezza!»
Vittorio Colombo, con Lucillo in memoria di Elio e dello scomparso manipolo dei ragazzi rivani del Jazz