Scudo Crociato contro Falce e Martello, un urlo straziante al seggio di Riva

Vittorio Colombo06/08/20234min
AMARCORD poli016 - Copia

Era il 24 marzo del 1946. Domenica. Rivani alle urne. Era la prima volta dopo la fine della guerra. Si doveva eleggere il primo Sindaco e il Consiglio comunale della ritrovata democrazia. Davanti alle sezioni vigilavano i militanti dei partiti. Temevano brogli e le baruffe tra Democristiani e Comunisti. Scudo Crociato contro Falce e Martello, Bianchi e Rossi in lotta per la conquista democratica della città. Bene o male passò la notte. Lunedì 25 marzo, ore otto. I seggi vennero presi d’assalto dai militanti delle opposte fazioni. Il banco di prova era il seggio numero Uno, piazza San Rocco, caposaldo di zona notoriamente rossa. Il giudice Pellegrini, che presiedeva il seggio, diede inizio agli scrutini. Da vent’anni non si usava. Nell’aula non c’era un centimetro libero. I notabili democristiani con le loro schiere stavano arroccati dalla parte destra, mentre a sinistra era ammassata la vociante schiera dei comunisti.
Erano quelli i tempi in cui c’erano i democristiani “baciapile” e i comunisti “mangiabambini”, quando lo Scudo Crociato, alzato come un baluardo, faceva da diga per arginare i Rossi senzadio dell’“Addavenì Baffone”, quando nelle sacrestie si temeva che i cosacchi avrebbero abbeverato i cavalli in piazza San Pietro, quando nella Bassa Padana le nebbie si diradavano per l’epica lotta fra don Camillo e Peppone, quando… quel lunedì 26 marzo del 1946 si fece la storia di Riva. Una bolgia. Tutti in piedi. Sguardi dritti a scrutare l’urna nella quale il Vicepresidente infilò la mano e, estratta la prima scheda, la consegnò al presidente Pellegrini che la alzò al cielo come un’ostia benedetta. Il Presidente lesse con voce baritonale: “Scudo Crociato”. Un boato salì dall’ammasso democristiano. I Rossi rumoreggiarono. Ma, calmi tutti, era solo l’inizio. Si sa che i Rossi erano forti nelle riscosse. Fuori la seconda scheda, il Presidente annunciò “Scudo Crociato”, fuori la terza “Scudo Crociato”. Il casino era alle stelle e il Presidente intimorito buttò lì ancora “Scudo Crociato” e poi ancora stessa solfa. “Scudo Crociato” a raffica. Fu a quel punto che dalla schiera rossa si levò all’indirizzo del Presidente l’urlo: “Mìscia!”. Quel “mescola” fece storia ed ebbe il potere di scatenare una risata generale che evitò che la rissa ormai nell’aria avesse luogo.
Per la cronaca fece sfaceli la DC e conquistò, grazie alla legge elettorale, 22 consiglieri, 8 andarono ai Socialcomunisti, nessuno agli Autonomisti. Venne così eletto primo vero Sindaco del Dopoguerra il dottor Bruno Alberti, che giurò in occasione della prima seduta del Consiglio, che si tenne il 6 aprile del 1946. Con il sindaco Alberti della Giunta monocolore DC facevano parte, come assessori effettivi, Giuseppe Comai (vicesindaco), Luigi Bozzoni, Francesco Fongarolli, Rizieri Zanoni, assessori supplenti Giuseppe Bottesi e Giacomo Lotti.
E da allora in poi, per molte elezioni finché non cambiarono i protagonisti e anche quella bella storia venne dimenticata, quel “Mìscia” venne urlato e divenne un tormentone che accompagnò per qualche decennio elezioni e scrutini all’insegna della sempre caustica rivanità.
Vittorio Colombo



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