Con il Corrado la Casa di Riposo era bar Sport

Vittorio Colombo18/12/20226min
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C’è stato un periodo in cui la Casa di Riposo di Riva era una succursale del bar Sport. Il grande televisore nella sala comune andava a tutta birra. Calcio, calcio e ancora calcio. Partite di Campionato, Coppa dei Campioni, Nazionali, Europei, Mondiali. La tivù del pallone era il regno del Corrado, che di cognome faceva Gavazzi, ed è stato personaggio amato da generazioni di Rivani. Il Corrado era un’anima pura, sempre contento e il suo perenne sorriso era contagioso. Gli anziani ospiti della Casa di Riposo, molti dei quali in carrozzella, non avevano scampo. Il Corrado teneva in esclusiva, con il calendario delle partite, il telecomando, e non faceva sconti neppure alle fans della D’Urso o delle telenovele. Il Corrado spiegava agli ospiti, dopo un po’ assopiti o stremati su sedie e carrozzelle, formazioni, schemi di gioco, numero di scarpe dei giocatori. Ad ogni goal lanciava un urlo che metteva in fuga le carrozzelle che si rifugiavano in cappella. La sua esuberanza era contagiosa e, grazie a lui, la Casa di Riposo ebbe in premio il “pallone d’oro con pannolone con dentiera”. Il Corrado aveva passato la sua giovinezza in Parrocchia, accolto ed assistito da preti e suore della chiesa dell’Assunta. Faceva il sagrestano, ma era di casa anche alle Acli, all’Ostello della Gioventù e all’Oratorio. Alle Acli, dove era retribuito a bicchierate di vino, era il padrone della tivù, una delle prime di Riva, nella sala adiacente il bar. Comandava… e tutti zitti. E già allora erano partite di calcio, ma anche tutti gli altri sport della Rai “monocanale”.
Maestro nello spegnere le candele con lo sputo, il Corrado era anche provetto muratore. Faceva parte della “premiata ditta” Brunelli che, nel complesso dei preti, si occupava delle riparazioni, ma soprattutto di far danni. Monsignor Bartoli e poi monsignor Vito Libera dicevano rosari perché la chiesa non crollasse dopo le manutenzioni. A un passo dalla chiesa c’era poi l’Ostello, sempre preso d’assalto dai latin-lovers rivani. Il Corrado andava in estasi per le cosce debordanti di Tedesche e Olandesi, per lui di sicuro star del calcio femminile internazionale.
Uomo a tutto campo, piantato in piazza Cavour indirizzava turisti e pullman, che chiedevano la strada per la cascata del Varone, sulle balze del Brione. Ma dove il Nostro dava il meglio di sé era all’Oratorio. Ogni pomeriggio si giocavano partite di calcio con cento ragazzi in campo. Il Corrado aveva la vocazione del guardalinee. Brandiva una bandierina alta due metri con manico di scopa. La teneva ben tesa in avanti come Lancillotto alla carica. Correva, anche per due o tre ore, ai lati del campo, in su e in giù come un dannato. Il campo era una bolgia. Lui sbandierava quando la palla usciva ai lati, quindi controllava la rimessa in gioco. Se il malcapitato “rubava” un metro, si beccava una “bandierata” in testa. Per generazioni di Rivani sono state partite indimenticabili.
Gli anni passano e il Corrado invecchia, forse nel fisico, ma non nell’animo. Alla Casa di Riposo diventa l’uomo di fiducia di due direttori, il Giorgio Galas prima ed il Gianfranco Maino dopo. Di buon mattino gli davano un mucchietto di soldi e lui scendeva da via Ardaro e, pedalando, scorrazzava per tutta Riva. Aveva il compito di comprare i giornali per la Casa di Riposo. Per questo aveva una “mancetta” che gli consentiva di farsi due bicchieri di buon vino al bar dei Marinai di via Lipella. Missioni giornaliere piene di gioia. E tutti a chiamarlo: “Ciao Corrado”, e lui mollava il manubrio e si sbracciava. Basta che non gli gridassero: “Abbasso Inter”, perché si schiantava e lo recuperavano con il furgone della Casa di Riposo.
Ah!, in Casa di Riposo cantava nel coro della maestra Elisabetta Pederzolli, con la Mariota, il Bellotti e il maestro Calliari al sax d’annata. E il coro non poteva, e non può che chiamarsi “Allegria”.
Perché parliamo del Corrado? Proprio oggi si gioca la finale del Campionato del Mondo tra Argentina e Francia. Il Corrado, in quel Lassù, se ne sta sulla nuvola celeste della Tivù satellitare. Manovra il telecomando e tiene a bada i tifosi “andati avanti e in su”, quindi angeli, arcangeli e beati vari. “Ma c’è il messaggio del Papa…” qualcuno obietta. “Qui si guarda la partita – taglia corto il Corrado – e non ci sono Santi che tengano”.
Ciao, Corrado e grazie delle “bandierate” all’Oratorio. Mi fanno ancora bene.
Vittorio Colombo

 



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