Carne agli operai, mercati proletari davanti alle fabbriche occupate

Vittorio Colombo20/03/20226min
hrth,coop.riva - Copia (2)

 

Andavano a vendere la carne davanti alle fabbriche. Pacchi da dieci chili, e la carne costava 2.300 Lire al chilo. Prezzo politico, equo, alla portata degli operai.
C’era una volta il mercato proletario della carne. Era il 1971, il potere d’acquisto degli operai era inconsistente. Alla Hurth gli operai avevano fatto più di due mesi di occupazione della fabbrica. Molte le industrie occupate e, a fine mese, mancavano i soldi per la spesa. I primi anni Settanta, quelli delle lotte operaie, sono stati per molte famiglie anni duri, di rabbia e di fame. La carne era in molte case un bene impossibile. Così la carne distribuita ai cancelli della Hurth, dell’Aquafil, delle Cartiere, della Carloni e dell’Apia andava ad assumere anche un valore simbolico. Era qualcosa di più di un pezzo di vacca; con i salari disastrati dalle occupazioni, era il simbolo di un bene negato agli operai. E, dunque, dare la carne agli operai, ai pensionati, a quanti faticavano a sbarcare il lunario diventò un atto di sostegno alimentare, ma anche politico, di denuncia e di protesta.
Il “gruppo carne”, nato per iniziativa di operai della Commissione interna della Hurth, aveva cuore e anima a sinistra. E, nell’epoca dello scontro politico e ideologico, fu dichiaratamente iniziativa “rossa” in contrapposizione alla potenza della Cooperazione “bianca” democristiana.
Lo spunto per l’iniziativa “proletaria” venne dalle Fornaci Carloni, dove il padrone era anche un commerciante di bestiame che vendeva, sempre con lo stesso guadagno di mercato, capi di bestiame ai dipendenti. Questi, a loro volta, provvedevano a distribuire la carne.
Con Franco Bertoldi iniziò l’avventura un gruppo di operai della Hurth, precisamente Mario Pasini, Elio Bonora, Tarcisio Michelotti e il dipendente comunale Cesare Zucchelli, anima fin dalla prima ora della Coop “Unità Operaia”, nata da questa iniziativa di mercato spontaneo.
Ne sa qualcosa anche Orlando Galas, uno dei principali animatori delle lotte operaie del tempo per le quali dovette sostenere una decina di processi. Fu anche il primo presidente della Cooperativa Unità Operaia, seguito nell’incarico da Cesare Zucchelli 1979 al 1988. Franco Bertoldi ne fu invece direttore per molti anni, fino al 2010.
L’iniziativa operaia ebbe successo e la richiesta fu subito straordinaria. Si ricorda in particolare l’affare delle 12 vacche, acquistati in un solo colpo e quindi macellati uno ad uno per far fronte alle sempre più numerose richieste. La struttura era divisa in due gruppi: il gruppo organizzativo, che si occupava degli ordini della distribuzione e degli incassi, ed il gruppo operativo, che comperava il bestiame direttamente dagli allevatori e si occupava della macellazione presso il Macello comunale di Riva. La carne restava nelle celle-frigo cinque giorni, dopo di che veniva trasferita alla macelleria dismessa, affittata a S. Alessandro, dove ogni sabato gli operai con l’aiuto di un macellaio, il “Bistecca”, confezionavano pacchi familiari, in sacchi di plastica, con tutte le parti della bestia. Il pacco pesava circa 10 chilogrammi.
Nei primi due mesi vennero macellati 14 capi di bestiame e confezionati 350 pacchi al prezzo medio di Lire 2.300 al chilo. Il prodotto era di qualità garantita ed il prezzo era vantaggioso. Davanti ai cancelli e ai banchetti cresceva, di volta in volta, il numero delle persone. Furono veri e festosi affollamenti, con gente che veniva anche da altri Comuni e da posti lontani. Il fenomeno cresceva a dismisura. Era una cosa intollerabile per l’ordine costituito, per gli interessi di mercato e, ovviamente, per ragioni politiche.
Venne quindi richiesto l’intervento delle Forze dell’Ordine. La risposta degli operai fu l’azione a sorpresa. I “mercati del popolo” non venivano annunciati. Così, come per incanto, davanti ai cancelli, ora di questa, ora dell’altra fabbrica, apparivano banchetti, sacchetti di carne e, in un attimo, era ressa di clienti. Scattato però l’allarme, arrivavano anche le macchine dei Carabinieri. Banchetti e carne smobilitavano ed era tutto un fuggi fuggi, anche se qualche denuncia fu inevitabile.
A cinquant’anni di distanza da quelle battaglie, che vanno lette nel contesto storico e sociale nel quale maturarono, merita di essere ricordata la storia di quella provocazione di sostegno alimentare e sociale, che diede origine alla nascita, nel 1975, della Coop “Unità Operaia” la quale, dopo un lungo cammino di crescita e di trasformazione, si presenta oggi con l’identità della “Coop Alto Garda”, una delle più solide ed apprezzate realtà della Cooperazione trentina.
Vittorio Colombo


La Busa Vorremmo mostrarti le notifiche per restare aggiornato sulle ultime notizie.
Rifiuta
Consenti notifiche