Botte da orbi tra capelloni, agenti e Rivani DOC
Giovedì 28 luglio 1967. Mezzanotte. Viale Rovereto, proprio di fronte alla rivendita di Pietro Cargnelli. Una “banda di capelloni olandesi”, come li definirà il giornale, è in pieno e sgangherato furore alcolico. I tulipani zazzeruti strepitano e danno calci alle auto in sosta. Quindi assaltano il distributore automatico di sigarette del Cargnelli. Caso vuole che l’agente del Commissariato Gaetano Di Stasio, finito il suo turno, stia rincasando in borghese. Vede la scena e l’opera di demolizione del distributore. Affronta così senza timore la ciurma. Si qualifica e mostra il tesserino. Uno dei capelloni, forse il capo, lo guarda e gli sferra un pugno in faccia cogliendolo di sorpresa. Non contento gli tira un secondo poderoso pugno in pieno petto. Arrivano i Nostri. Giunge di gran carriera il titolare del Rosengarten D’Annunzio Rezzaghi, di anni 46, richiamato dalle urla belluine, che prende le difese dell’agente. Ora, va segnato un particolare, che in tutta questa faccenda ha la sua bella importanza. Mandava bagliori di luce la sua testa completamente pelata, della quale il Rezzaghi andava notoriamente fiero. Una provocazione, di sicuro un agente nemico cacciatore di capelloni. Viene circondato ed è gran gazzarra. Ecco che il soccorritore pelato vede le stelle. Da dietro uno dei giovinastri lo colpisce con un bastone, dritto sulla testa che, grazie alla gran pelata, è assai esposta al colpo. Di Stasio rientra, caricato a mille, nella mischia e si butta sul bastonatore “disarmandolo”. Quindi affronta e malmena quello che lo aveva colpito. Le finestre di viale Rovereto si accendono e pare di essere al Rosengarten. Accorre Pietro Cargnelli, titolare del povero distributore di sigarette. Entra a pieno titolo nella zuffa. Ma la cosa si allarga. Infatti, da una utilitaria che frena con stridore, scendono e si catapultano nella mischia il vigile urbano Mario Parisi e l’agente Giulio Gelmetti, in missione di sorveglianza notturna. Lo scontro si fa epico: da una parte i dieci capelloni olandesi ubriachi, dall’altra una squadra composita, tipo “resto del mondo”, ma di grande valore. È composta da due agenti del Commissariato, un albergatore del Rosengarten, un titolare della rivendita e un Vigile urbano. Il Di Stasio afferra per i capelli e strattona due dei più facinorosi scagliandoli nell’utilitaria del Parisi, che è un po’ preoccupato per la sua vettura. Il Parisi guida, a fianco sta il Di Stasio che, in torsione, tiene bloccati i due catturati. L’utilitaria lascia il carico al Commissariato. Il Di Stasio non si dà pace; impone al Parisi di raggiungere con la vettura, che sapeva di taverna, il Camping al Lago. Lì alloggia il resto della banda. L’agente è una furia. Afferra il capellone infingardo che lo aveva colpito a tradimento, lo carica sull’utilitaria con il Parisi che teme per l’abitabilità futura della sua auto. Al Commissariato, frattanto, si è mobilitato lo staff con il dottor Antonino Manfrè a dirigere le operazioni. Il Di Stasio, nonostante le proteste, viene spedito all’Ospedale. Il dott. Guido Trentini gli riscontra una contusione all’emitorace sinistro e una al viso. Prognosi di guarigione: 10 giorni. Nell’ufficio del Commissariato gli interrogatori dei tre fermati. Il giorno successivo la denuncia degli altri sette.
“Che notte quella notte – cantava Fred Buscaglione – abbiamo proprio fatto a botte”. Che dire? Per quegli anni a Riva era routine. E il D’Annunzio Rezzaghi, accarezzandosi la pelata abbellita da un bitorzolo, commentò: “Quando c’era Lui..!”.
Vittorio Colombo
(Dedicata ai nostri amici con parenti stretti protagonisti della storia. Nella foto D’ Annunzio Rezzaghi, in anni successivi, tira di boxe sul ring del Tiffany)