Albino, il pianista della Dolce Riva

Vittorio Colombo17/09/20234min
albino - Copia

La musica del piano bar ha un fascino particolare. Albino Bombardelli, classe 1941, è stato nei decenni ruggenti il prototipo dei pianisti da bar. Misurato, elegante, baffetti malinconici, voce suadente e ispirato tocco dei tasti. Il sosia rivano, nei tratti del viso, nel fisico e perfino nella voce, del grande Gino Paoli.
Nelle languide serate della Dolce Riva l’Albino era, con il suo piano bar, un creatore di atmosfere. Alla fine degli anni Cinquanta inizia come pianista all’Hotel Lido dei fratelli Tarcisio e Giancarlo Boschin. Suona musica americana e le prime hits di Sanremo. Nel ’59 fa parte di un trio (con Pino Vecli e Nino Pizzini) che suona a Folgaria, quindi nel ’60 il trio è al ristorante Bastione sulle pendici della Rocchetta.
“La sera – ricorda Albino – prendevamo la seggiovia. Stazione di partenza sopra il Moulin Rouge, si saliva sui seggiolini traballanti. Suonare al Bastione del Fraccaroli, con Riva illuminata e il lago che respirava sotto, era favola. Poi, a notte fonda, si riscendeva, sempre sui seggiolini. Schiere di belle ragazze, minigonne, risate. Un clima particolare, mai più ritrovato”.
Negli anni Sessanta suona al Moulin Rouge, quindi alla Spiaggia degli Olivi con il Franchino Chemolli. “Riva era città musicale, di luci e di allegria, veramente una Dolce Vita – continua – I giovani andavano da una balera, da un dancing all’altro, seguendo il filo della musica. Dal Rosengarten alla Spiaggia, al Moulin Rouge, al Bastione, passando per ristoranti e locali, dove il piano bar era presenza costante. Il lago illuminato era un tappeto di musica e di gioia di vivere”.
Albino suona nei mesi invernali a Canazei, quindi all’Eronight di Gardone, a Campione d’Italia. “C’erano in giro un sacco di turisti – aggiunge – Con la musica si viveva bene. Eravamo apprezzati e ben pagati. Prendevamo qualcosa come 100 mila lire al mese, quando la paga di un operaio era di 60 mila. Certe sere ci fruttavano 7 mila lire, che erano tante. Poi, allora, in più vendevo anche quadri, perché i miei dipinti piacevano”.
Va detto, a questo punto, che l’Albino è artista a tutto tondo e i suoi quadri, come le sue mostre, destano emozioni e consensi. Negli anni Settanta, oltre al Sole, è alla Cantinota, alla Vecchia Trento, al Corsaro di Malcesine, all’Imperial, al Du Lac, a Limone. Negli anni Ottanta è al bar del Bellavista di Torbole e poi per cinque anni al Capolinea. Tra il 1995 ed il 2005 si costituisce a Rovereto l’orchestra “Amici di Fred” con gli “Asternovas”. Antonio Carosini si presenta alla Vecchia Fattoria nelle vesti di Fred Buscaglione. Con Carosini e Bombardelli ci sono Claudio Benedetti alla batteria, Lele Lauter alla tromba, Tino Vecli al basso e Christian Logli al sax. In camicia a righe e bretellone ricreano l’atmosfera della mitica band di Buscaglione.
Tanti ricordi e un velo di nostalgia. L’Albino sempre con quella sua aria da gatto sornione, il timbro della voce che viene da un profondo e da un lontano. E capisci perché, nel 1975, Francesco De Gregori, pensando all’Albino ed a quelli come lui, cantava: “Sono un pianista di piano bar, che suonerà finché lo vuoi sentire, non ti deluderà”. Sacrosanta verità, non ti deluderà mai, ricordando la Dolce Riva dei piano bar.
Vittorio Colombo

 



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