Al “Benacense” invasione di campo con caccia all’arbitro

Vittorio Colombo16/06/20244min
1946,bena. fratello di pIno Redolf, dopo betta, marconi, Gigi Farina, Nino Caproni e Vivaldi.

A noi ragazzini di una volta piaceva il calcio. Infatti, negli anni Sessanta, dicevamo: “Andiamo a vedere l’invasione di campo!”. Allora l’invasione era una pratica diffusa, con belle zuffe a calcioni e pugni. Le partite più scabrose, più a rischio, venivano sorvegliate da agenti e poliziotti. Il mestiere più ingrato del mondo era, e forse lo è ancora, quello dell’arbitro. Per gli spettatori non ne faceva mai una giusta. E, allora, “dagli all’arbitro” che era “venduto, cornuto, figlio di donna di malaffare”, con epiteti di ogni genere, rivolti alle incolpevoli e povere mamme sia delle giacchette nere che dei calciatori ospiti, che erano “calieri, assassini, buffoni”… e via di questo passo. C’erano due o tre elementi, veri capi-popolo, che, ad un certo punto, decidevano che, con l’arbitro “venduto”, era scattata l’ora. “Invasione! invasione!”. La massa si scagliava verso il campo. Nei primi anni gli spogliatoi erano sotto le tribune. I più esagitati si sporgevano dai parapetti e cercavano di colpire, con pacche sulla testa, chi entrava precipitosamente, arbitro, guardalinee e giocatori avversari. Scardinavano cancello e rete e, con in testa i “capi-rivolta”, sciamavano nel campo rincorrendo gli atterriti avversari. Talvolta i più fuori di testa riuscivano ad entrare in bicicletta o in motorino, così sfrecciavano sulla pista a caccia dei fuggitivi. Più avanti si allestirono gli spogliatoi nel fabbricato a sud (realizzato nel 1966) che ospitava il custode e, d’estate, nella Colonia Sabbioni. Ricordo una domenica nella quale i tifosi proprio non volevano mollare l’osso. Avevano circondato la Colonia Sabbioni, dove si era asserragliato l’arbitro. Rimasero lì, talmente erano incazzati, a far presidio bellicoso fino a notte fonda. E quando, verso mezzanotte, le pattuglie delle forze dell’ordine presero a bordo di un’auto l’arbitro per portarlo a casa, mi sembra dalle parti di Calliano o Volano, gli assalitori, saliti sulle loro macchine, si accodarono per un inseguimento in piena regola. Così un serpentone di macchine rese quella notte indimenticabile con una scena da film americano. Le macchine, una dietro l’altra, con fari abbaglianti e urlacci dai finestrini aperti, girarono per ore nella notte per le località di mezzo Trentino. Infatti la macchina delle forze dell’ordine batteva posti a caso, come arrivando in Valsugana, per evitare guai seri all’arbitro ed alla sua abitazione.
Epiche sono state le invasioni di campo con canonici scontri, quando le partite si giocavano contro l’Olivo di Arco. La rivalità era alle stelle. Da Arco arrivavano centinaia di tifosi pronti a tutto. Era sempre invasione con in campo gruppi di tifosi delle due squadre che si menavano di santa ragione. Una volta i tifosi di Arco riuscirono a rubare una bandiera della Benacense. E saltellavano in gruppo sventolando il trofeo con gesti dell’ombrello. La carovana arcense, con il trofeo conquistato al nemico, si era poi spostata verso Arco, inseguita dalle macchine dei Rivani imbufaliti. Grazie ad alcuni mediatori si arrivò ad organizzare un incontro in campo neutro, forse dalle parti del Linfano, dove fra spintoni e insulti la bandiera fu restituita grazie a qualche bottiglione di vino come riscatto. Bei tempi! A noi ragazzini la domenica piaceva andare al “Benacense” (ci facevano entrare gratis al secondo tempo), perché l’invasione di campo, con botte da orbi, era perfino meglio de “Il buono, il brutto e il cattivo”.
Vittorio Colombo

 



La Busa Vorremmo mostrarti le notifiche per restare aggiornato sulle ultime notizie.
Rifiuta
Consenti notifiche