Ada, la Fatina del mio sapere “a singhiozzo”
Ada Cretti ha 94 anni. Vive in una casa alla periferia di Riva. Io la tengo nel cuore com’è nella foto, anni Settanta o giù di lì. Guardo la foto e sento odor di giornali, giornalini e di montagne di enciclopedie a fascicoli e di dischi a raffica settimanale. La mia amica Ada era per me la “Fatina” della rivendita di piazza Cavour. Già alla fine degli anni Quaranta lavorava in un negozio di alimentari per poi tuffarsi, commessa di primo grado, alla corte della Tosca Tomasoni, alla libreria di viale Maffei. Nel 1964 assume la gestione della rivendita-tabaccheria. Stabiliva un feeling di fiducia e simpatia con i clienti, così, in breve, la rivendita diventò uno splendore. Nei trent’anni della sua gestione fu la miglior interprete di un fenomeno da decenni dimenticato: il boom delle enciclopedie “a singhiozzo”, proposte con la formula dei fascicoli settimanali. Tiri fuori ogni settimana mille lire e, dopo centoventi settimane (due anni e mezzo) e centoventi fascicoli, avevi la tua bella enciclopedia che occupava tre metri e più sullo scaffale. La Ada era dunque la Fatina della mia conoscenza a “singhiozzo”, perché le uscite dei fascicoli mi davano il ritmo progressivo di conoscenza della materia. Che cosa succederà a Napoleone, a Mozart o a Snoopy nel prossimo fascicolo? Settimana di attesa e poi, quando avevi il possesso, già pensavi alla prossima settimana. Una corsa ad ostacoli scandito dalla Fatina, che, con un piccolo balzo e un tocco della mano magica, faceva apparire le nuove uscite settimanali: dal cinema al teatro, e avanti con le rivoluzioni, le guerre mondiali, la storia, l’archeologia, la musica, i fumetti e avanti ancora. Nella sua rivendita, aveva alle spalle, tra le sigarette, un archivio. Vi deteneva una teca con il tuo nome: eri così schedato e dannato. Ti capitava di saltare una settimana e poi ritiravi un paio di chili di fascicoli. A casa li contavi. Ti pentivi, ma oramai era tardi. Di tanto in tanto li portavi in rivendita. Pagavi le copertine e la rilegatura. Avevi la cantina più piena della biblioteca di Babele e di quella di Alessandria messe assieme. Lo stesso con i dischi: uno alla settimana: di classica, di jazz e di rock, edizioni Fratelli Fabbri, De Agostini e Curcio. Nel 1994 l’Ada va in pensione. Internet, i telefonini e wikipedia spazzano via tutto. Ada diventa figura emblematica: con lei se ne vanno a morire le enciclopedie a fascicoli. Ora le vecchie enciclopedie a metri non le vuole più nessuno. Vengono buttate nei cassonetti. Spesso è un rito triste. Quando muore un “vecchio”, nonno o genitore, arriva il camion della spazzatura, carica e va al CRM. Le mie enciclopedie? Qualcosa si è salvato, ma nel 2000 l’acqua della falda, salita in garage, ha fatto una strage. Mi è rimasto il ricordo di quei tempi un po’ pazzi e il sorriso magico con il quale Ada, la mia Fatina personale, accompagnava la sacrale consegna di un mondo di desideri di carta, un mondo caro, ma preistorico, fatto di sogni a singhiozzo.
Vittorio Colombo