Quando Nadia Nadlowa ballò nuda a Spiaggia Olivi
Nadia Nadlowa ballava nuda. Terrazza della spiaggia degli Olivi. 8 agosto 1961. Le stelle pulsavano come lucciole nella notte. La brezza del lago regalava carezze.
“Hey mambo”. Nadia era quel mondo. “Hey mambo, mambo italiano”. “Nein danke” uno dopo l’altro aveva liquidato, con un sorriso, i vitelloni rivani che, in fila, si erano prostrati al suo tavolo. Implorando un ballo.
Poi, dalle parti del Ponale, la stella detta “Desiderio” si era tuffata nell’acqua, ed è stato proprio allora che lei si era alzata. Malìa del mambo dell’orchestrina assassina. Le coppie si erano ritirate e avevano fatto cerchio alla divina In una notte così tutto poteva succedere. Nadia Nadlowa ballava in estasi da champagne e da incanto rivano. E perdeva i pezzi. Uno dopo l’altro. Con leggiadria lasciò cedere il golfino, poi anche il vezzoso peplo si afflosciò sulla pista, poi… superfluo, l’elenco della biancheria che più intima non si può, che andò sì a terra, ma soprattutto a ruba.
“Hey Mambo” Nadia Nadlowa ballava nuda come mamma l’aveva fatta. E, a dirla tutta, l’aveva fatta da dieci e lode. Va beh, da undici.
Era una “showgirl” la buona Nadia. Mezza polacca e mezza tedesca. Una “bomba sexy” la definirono i latin lovers rivani che per lei, in quel magico agosto, accesero ceri e sospesero il duro lavoro dell’andar per todesche.
A Riva ce l’aveva portata un politico trentino, per via di certe relazioni internazionali. Aveva piazzata lui, con un’amica, all’Hotel Du Lac. Quindici giorni di agosto. E tutti giù a dire; “Luglio col bene che ti voglio.. agosto moglie mia non ti conosco”.
Le due stavano in un bungalow dell’Hotel. Di notte nel parco gironzolavano ombre furtive. Perché le belle addormentate tenevano tutto spalancato ma tutto veh… andava proprio in catalessi quella sagoma della Nadia con tutta la sua carrozzeria e con e con amica al traino, fino al mezdì.
“Ma la notte, ma la notte no…” Il politico, le aveva consegnate, armi, bagagli, giochi e cotillons, a quel galantuomo del “Franchino” Chemolli, anima della Spiaggia degli Olivi. Il “Franchino” era per la Nadia ed amica, una premurosa badante. Che, com’è noto, è “colei che bada”. Dato che di mattina non c’era verso, il “Franchino” il pomeriggio le metteva su un motoscafo. Ai musei però preferivano le cantine.
La sera era Spiaggia degli Olivi, tavolo dei vip in terrazza. Nadia e compagna si godevano lago, stelle, musica e champagne, rivani in bollore che sbavavano, insomma tutto quel ben di Dio. Non davano confidenza agli indigeni che non avevano lo spessore, e neppure ai soldoni del politico. Ballavano perciò da sole, che era meglio.
Ma fino a quella sera famosa dell’otto di agosto, porcamiseria, si tenevano i vestiti ben stretti addosso. Come del resto, ecchediamine, fanno tutti i cristiani.
Dove siamo rimasti? …Ah con la Nadia Nadlowa a ballare “Hey mambo”, tutta nuda e ancheggiante in mezzo alla pista. E tutti intorno giù a dire: “Però, come balla bene”.
Qualcosa si doveva pur fare. Si rischiava lo scandalo. Fu allora che il “Franchino” scelse un tavolino, afferrò i lembi della tovaglia, diede, voilà, uno strattone galattico. Bottiglie bicchieri salirono in aria e planarono sul tavolo. E nessuno si fece male.
Quindi “Hey mambo”, si fece avanti così, danzando alla Fred Astaire, sempre più vicino alla Nadia desnuda. Ballava il “Franchino”, finto tonto, leggiadro. Con le mani muoveva la tovaglia con piglio da torero. “Aca torò, aca Nadia”. Un balzo felino. La tovaglia coprì le divine nudità. Stupore. La musica cessò di colpo. I vitelloni collassarono. La stella, chiamata Desiderio, riemerse dalle acque del Ponale e se ne tornò in cielo, Ma non era più brillante come prima.
Proprio così andarono le cose quell’otto di agosto del ’61. E oggi il mio amico “Franchino” ogni tanto tira fuori qualcosa da un cassetto. Ha l’odore dolce di un’estate lontana, “Ho fatto così”, mi dice. E mi tira in testa la tovaglia.
Vittorio Colombo