La “Dolce Riva”: il Rosengarten, Dannunzio e le miss

Vittorio Colombo23/05/20215min
dannunzio.rosen
Rosengarten, basta la parola. Del trio delle meraviglie, con Spiaggia degli Olivi e Moulin Rouge è stato il dancing più alla mano e popolare. Aprì i battenti nel 1954. La Riva del dopoguerra scopriva il turismo. Calavano, bionde e ben disinibite, le tedesche. I giovani rivani si scoprirono latin lovers e l’andar a tedesche diventò sport nazionale. Anima del dancing fu il Dannunzio Rezzaghi. Mascella volitiva alla Duce, testa pelata, abito bianco: un marziano. Creò il Rosengarten a sua immagine. In Viale Rovereto, la porta di Riva, il ristorante e, a fianco ad est, la balera a cielo aperto. Sedie e tavolini da battaglia. ghiaino spacca tacchi, pista da ballo in cemento e palchetto per le orchestrine. Il Dannunzio mise su un carrozzone che non vi dico. Le serate partivano soavi e diventavano orgiastiche, dei veri baccanali. Il Vino Santo del sodale “Tete” Torboli scorreva a fiumi. Che pazzia! Ogni sera una miss. “Miss beine”, cioè gambe, era il classico. Ma era pura fantasia al potere. Miss paraurti, miss balconi fioriti e, ci mancherebbe, miss Vinsanto Torboli. Il Dannunzio metteva in fila tedeschine e tedescone in ordine crescente, a seconda della misura delle tette. Erano tettoniche, scusate, teutoniche, perciò inquadrate e ben disciplinate. Poi le faceva sfilare. Quindi piroettare. Dipoi balzellare, alzare una gamba, poi la seconda. Era facoltativo veder biancheria intima o intimità senza biancheria. I giurati lustravano gli occhi e davano i numeri, che chiamavano voti. Il Cerimoniere ci metteva del suo a sollevare lembi di gonne frù frù o a valorizzare scollature scollate. I tavoli, e non solo quelli, drizzavano le gambe. Fischi, applausi, apprezzamenti a chili e a luci rosse. Sorrisi e canzoni. Le orchestrine del "Pero" Righi, di "Amorino" Travaglia e i suoi Pianeti, e c’erano tutti, da Mauro Bonometti a Renzo Menapace, da Renzo Calliari ad Albino Bombardelli, e avanti c’è posto. E vai con i pezzi beat, poi i valzer (che palle). Ma, per fortuna, c’erano i lenti per languide coccole. Compare di merende del Dannunzio era Aldo Speziali con la sua Leica, il paparazzo della "Dolce Vita" di Riva. Le serate avevano un prologo. Il Dannunzio sdraiava sul cofano di un macchinone scoperto miss scosciate o ricorreva allo Scoiattolo dell’amico Perini. Batteva così le strade... e i rivani si facevano gli occhi. L’altoparlante impazzava: “Heute abend am Rosengarten, miss Beine”. Partì però la crociata. Per puritani baciapile e alberghieri invidiosi quella Riva era Sodoma e Gomorra. Petizione al sindaco Molinari: l’altoparlante andava zittito. Ma ci voleva altro per il Dannunzio! Tanto, di Vigili in giro neanche l’ombra. Aspetta, qualcuno c’era. Ma era in giuria, come ben ricordano Stelio Tedde e Danilo Miaroma. Nelle ore piccole l’orchestra gasava i volumi, clienti e miss cantavano e ballavano come cosacchi. E, con mani su lombi ondeggianti, facevano trenini “pais-tropical”. Un vero inferno per i vicini! Epiche, perciò, le battaglie con i Ferrari insonni, che avevano casa e falegnameria al di là della strada. Poi i militari delle caserme. "Vasche" sul viale, fascino della divisa, et voilà, tedesca imbarcata. La statura non li premiava e allora, poveretti, riponevano la testa nella scollatura della cavallona. C’eravamo anche noi, ragazzini in bollore estivo, seduti sulla sparàngola del marciapiede di viale Rovereto. Sotto lo spettacolo. Ahh! le languide sere estive delle orchestrine, ahh! le miss viste col binocolo. Davano, le maledette, il meglio a mezzanotte con noi già da un po’ in coprifuoco casalingo. L’unica gioia: scese le scalette, era lo slalom tra i tavolini. Braccati dal cameriere al grido di “Consumate o fuori dalle balle”. Tutto, ahinoi, ha una fine. Tramontatati i bei tempi delle balere, le luci si sono spente. Gli anni dell’abbandono, del rudere mangiato dalla vegetazione. Poi, nel 2004, le ruspe che, come si sa, non hanno un cuore. C'era una volta il Rosengarten. C’era una volta la "Dolce Riva". Che non tornerà più... Vittorio Colombo

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