La Ciarina col Sotero: “Siamo la coppia più bella del mondo”

Vittorio Colombo06/12/20205min
ciarina e marito sotero

Dio li fa e poi li accoppia: la Ciarina e il marito Sotero, anni ’50 e ’60. Al loro apparire i ragazzini cantavano “Siamo la coppia più bella del mondo”, alla faccia di Celentano e Claudia Mori. Chiedevano l’elemosina. Lei, minuscola e “sbètega” lui grande, grosso e balosso. Ma se si incazzava erano guai.
La Ciarina veniva dai Campi. Da bimbetta scendeva a piedi a Riva per vendere verdura e fiori. Con qualche anno in più ma, fermatasi a un metro e trenta, lasciò i cavoli per votarsi alla pia pratica dell’elemosina.
Il Sotero veniva dalla Braila o dalla Valle di Cavedine. Come sia scattato tra i due il colpo di fulmine non è certo. Le cronache mondane non lo dicono. Forse fu per via di affinità elettive vista la condivisa professione di peripatetici della questua. Il loro fu comunque vero amore. Tanto che si sposarono. Il sindaco e il parroco (non chiedetemi chi e dove) cercarono di fermare le nozze ma il Sotero disse “Carte o no carte, luni mi taco”. Una lapidaria affermazione sul cui senso si scatenò poi una rissa tra studiosi. Fatto sta che il Soterò “tacò”.
Veri professionisti dell’elemosina macinavano chilometri e, ben presto, in ogni località della Busa e della val di Cavedine si diffuse a macchia d’olio la loro fama. Tanto che i genitori dicevano ai bimbi disordinati o discoli “Te sé pegio dela Ciarina col Sotero”.
Lei trotterellava davanti, da “comandaresa”, lui si trascinava, dietro di qualche passo. Era ben chiaro chi comandava anche se il Sotero spesso brandiva un bastone.
Va beh, a piedi e tante scarpe consumate, ma per molto tempo il Sotero portò in giro la Ciarina spingendo un carretto a due ruote. Lei stava su, seduta come una regina in trono. Così il carretto con la Madonna dei poveri faceva tappa, il sabato e la domenica, dalle parti dell’Inviolata a Riva dove si radunavano bambini dell’Oratorio e parenti dei ricoverati all’ospedale. Un simpatico intermezzo vide la Ciarina pedalare felice a bordo di un triciclo rosa da bambina.
Tutto qui? Macché. Forse per adempiere a un Voto andarono a Roma a piedi per vedere il Papa. Un viaggio epico e massacrante. Il Sotero, che di forza ne aveva da vendere, quando la Ciarina era stanca la metteva in una gerla che portava sulle spalle. È bello pensare che, in piazza S. Pietro, abbiano strattonato il Papa per la veste dicendo: “Ghalo per caso zento lire?”. Fu comunque vera impresa. Impiegarono infatti 197 giorni, tra andata e ritorno. Ben tre giorni in meno dei 200 in programma.
E l’amore? C’era, eccome. La Ciarina era super gelosa. Le donne, figurarsi, facevano apposta le civette con il Sotero che, cucciolone, se la godeva. Lei diventava una furia. Ringhiando insulti irripetibili, rincorreva col bastone le provocatrici.
Un brutto giorno la Ciarina venne investita da un’auto. La portarono all’ospedale. Qualche anima buona preparò le carte con le quali ottenne un indennizzo in denaro. Con lei ingessata a un piede venne buono il solito carretto. Ma, c’è un ma. Visti i soldi piovuti dal cielo la Ciarina ebbe una folgorazione. Per un bel po’ dovettero trattenerla a forza perché voleva buttarsi sotto le macchine. “Me buto, me buto, i è tanti soldi”.
Abitarono in diversi posti, anche a Chiarano e a Pranzo. Trascorsero gli ultimi anni, si era verso fine dei ‘60, in una casa all’Albola. Il negozio delle “Tabacchine” Armida e Ines Stauder si trovava proprio di fronte al portico che dà accesso al cortile della loro casa. Di notte i vicini sentivano venire dalla loro abitazione un tintinnio festoso. Contavano le monete rovesciandole a cascata sul tavolo. La coppia più bella del mondo era già leggenda.
Quando poi la Ciarina passò a miglior vita si scoprì che portava agganciata alla vita una sorta di cintura piena zeppa di soldi. E di questo tesoro, come della Ciarina col suo Sotero, si parla ancora.
Vittorio Colombo

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