Le Pie donne: “Ave Maria, c’è la lotteria!”

Vittorio Colombo25/08/20244min
LOTTERIA S.ALE3

Anche tu hai vinto un pettine senza due denti? o un orsacchiotto strabico? Parlo della antica lotteria in piazza. Che strani ricordi! Sarà per via del fatto che il 26 agosto, si festeggia Sant’Alessandro ed è il giorno della sagra del mio paese. C’era una bella differenza tra la nostra piccola lotteria di paese e quelle cittadine presuntuose.
Da noi, quattro case ai piedi del Brione, si lavorava per l’evento già a Natale, festa del riciclaggio. “Che bello! proprio quello che desideravo!”. Carabattole in cantina. Buone per la lotteria. Poi partivano le “martiri raccoglitrici”. Il parroco recitava per loro la preghiera dei defunti. Vestivano di nero e da mesi non si pettinavano. Dovevano far pena per raccattare doni. Andavano a due a due con i sacchi sulle spalle come pie Befane. La città di Riva era celebrata per l’infinita generosità dei “botegheri”. “Cara, ci sono le svuotacantine” urlavano i commercianti più timorati. Serie e professionali si presentavano con il classico “Ave Maria, c’è la lotteria”. Venivano condotte nel magazzino, dove l’ammasso di merce invenduta risaliva alle guerre puniche. Apprezzata fu una partita di trappole per topi con il lumino da morto. Pieni i sacchi, partiva l’operazione “panchine imbandite”. Nelle vecchie scuole, a ridosso della chiesa, venivano posizionate, a file, decine di panchine. Servivano per esporre i doni della lotteria. Assistevano il prete, il sagrestano e lo stradino con la ramazza. Le panchine si riempivano di orsacchiotti senza occhi, mutandoni con il buco davanti, carillon stonati. A noi bimbetti facevano gola le pistole ad acqua santa imposte dal parroco. Il Milio, della bottega di alimentari, donava una carriola di pastina. Erano anellini piccolissimi, ma carini. I bigliettini erano in doppia copia, come a “Ballando con le stelle”. La colla, fatta con farina, vero moschicida, stava nel pentolone. La copia del numero, arrotolata, veniva infilata nell’anellino. Appiccicati e impiastricciati da colla si cantava “Mira il tuo popolo”. Così noi bimbetti facevamo il tiro a segno con le pistole ad acqua santa. Nell’androne, che c’è ancora a nord della chiesa, la sera prima della sagra si allestiva una tribuna fatta di assi digradanti. Vi venivano sistemati i presunti premi con il presunto numero. Mattina della sagra. Al bancone della lotteria le più belle del reame, ma anche quelle di seconda scelta. C’era l’assalto a comperare i biglietti, che stavano in un recipiente panciuto di vetro, il “vaso della sfortuna”. Per me la lotteria più bella è stata quella della bicicletta. Era il primo premio. La sera dell’allestimento era stata appesa in alto. E tutti facevano “oooh”, anche quello che si era già fregato il biglietto. La mattina dopo non c’era più. Non la lotteria, che diamine! la bicicletta! Per fortuna io avevo un alibi di ferro. Stavolta non potevano incolparmi vista la mia fama di “piccolo delinquente”. L’hanno trovata poi, tutta scassata, in cima a un palo della luce. L’anno successivo la bicicletta “impalata” era il primo premio della lotteria di S. Alessandro, per me la più bella della Busa. Da rifare.
(nella foto, da sinistra, Anita Omezzzolli e Franca Benini, davanti Antonietta Marchi, Le bimbe a destra Sandra Versini e Ines Zanoni. L’uomo in primo piano potrebbe essere uno dei due fratelli di Mario Malossini)
Vittorio Colombo

 



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