Il tragico amore tra il Capostazione di Riva e la Contessina
Quando sento Fiorella Mannoia o Ivano Fossati cantare “I treni a vapore”, non posso fare a meno di richiamare, nel vapore evocativo del sogno, una storia coinvolgente e di una bellezza tragica. Correvano i treni della M.A.R., l’antica ferrovia Mori-Arco Riva. Sono svaniti sui binari di un tempo a tal punto che anche la storia di quel tragico amore ha il sapore vago delle cose perdute.
L’anno è il 1888. Davanti ad una stazione della linea ferroviaria della Val Pusteria si ferma un landò trainato da due cavalli. Scende una fanciulla, bruna, come racconta nel suo bel libro sulla M.A.R. Giacomo Nones, che ne ricorda i tratti sottili, il pallore del volto, la nobiltà del portamento. Viene avvicinata da un giovane ferroviere, alto, non ancora trentenne, impettito nella sua divisa. Qualche timida parola e scoppia la scintilla. Dal treno scende il padre della fanciulla. È un pezzo grosso che più grosso non si può. È il Barone de Lindegg, con titoli e onorificenze a non finire. Padre e figlia si allontanano sul landò. La giovane si sporge, guarda l’affascinante ferroviere, e sono i suoi occhi lucidi a parlare. Poi sono giorni di lettere di passione. Ma il padre cerca di opporsi. Il ferroviere, di modesta famiglia, si chiama Otto Karl Stober. Non è tollerabile che la figlia del nobile Barone de Lindegg frequenti un semplice ferroviere. La ragazza, però, appare irremovibile. Proprio in quel periodo si discuteva della proposta di realizzare il tratto ferroviario Mori-Arco-Riva e il progetto, nei pensieri del nobile padre, viene considerato un’opportunità per elevare di rango l’innamorato della figlia. Muove così amici potenti, tra i quali il barone Malfatti di Rovereto, che si rivolge all’imperatore Francesco Giuseppe. Si trova il finanziatore e possono partire i lavori per la nuova ferrovia Mori-Arco-Riva. Il giovane ferroviere, grazie ai buoni uffici del Barone de Lindegg, nel gennaio del 1891 viene nominato titolare Capostazione di Riva, una riconosciuta autorità. Così il 14 maggio del 1892 il neo capostazione Otto Karl Stober conduce all’altare, nella Chiesa Arcipretale di San Marco di Rovereto, la baronessina Luigia de Lindegg. Il viaggio nuziale, in treno bardato a festa, è da Rovereto alla stazione di Riva. Sembra una storia a lieto fine, ma in poco tempo il mondo precipita. Una sera dell’anno successivo la Baronessina, in dolce attesa, cade a terra scendendo da un’imbarcazione dopo aver assistito ad uno spettacolo pirotecnico nel golfo di Riva. La conseguenza è tragica. Pochi istanti dopo un parto prematuro muore il piccolo Ottone. Ma il destino si accanisce. Qualche anno dopo Luigia non sopravvive a un nuovo parto e con la sfortunata madre cessa di vivere anche la piccola appena nata. Luigia viene seppellita accanto ai suoi due piccoli nella tomba di famiglia de Lindegg a Rovereto. Il Capostazione, non riuscendo a superare il dolore, lascia la nostra zona dove tutto gli ricordava la perduta felicità. Con la morte nel cuore si licenzia dalla M.A.R. e si trasferisce in Austria, Capostazione di una linea privata. Cerca un po’ di pace vagando in varie località dell’Austria e infine della Boemia, dove ha la forza di formarsi una nuova famiglia. Muore nel 1905 lontano dai suoi sogni di felicità, dalla sua amata Luigia, la ragazza dai capelli neri e dai tratti sottili, lontano dalla M.A.R., la ferrovia (chiusa poi nel 1936) che lo aveva visto orgoglioso Capostazione.
Come i treni a vapore / Come i treni a vapore / Di stazione in stazione / E di porta in porta / E di pioggia in pioggia / E di dolore in dolore / Il dolore passerà.
Vittorio Colombo