L’Elidio e il “miracolo” dell’orologio dell’Inviolata

Vittorio Colombo21/01/20243min
inviolata Copia

A Elidio Patuzzi talvolta capitava di pensare che i suoi genitori gli avessero dato quel nome, con il richiamo al divino, per un qualche misterioso scopo. Elidio era un umile dipendente comunale affetto da un’invalidità che lo aveva colpito nella Seconda Guerra Mondiale. Passava più volte al giorno davanti all’Inviolata. Alzava gli occhi e vedeva, su in cima al campanile, le lancette dell’orologio… ferme, desolatamente immobili. Sentiva, in qualche modo, di avere un cuore speciale, che batteva i minuti. Fu così che un giorno, si era alla fine del 1945, sentì di doversi prendere cura di quell’orologio la cui sorte triste gli aveva tolto il sonno.
La compianta maestra Itala Marchi Barbagli, autrice di una bella storia di Riva, scrisse che, in quel 1945, l’orologio dell’Inviolata era fermo da ben trentasei anni. Si era fermato, dunque, nel 1909, quando Riva era austroungarica e la Grande Guerra era ancora lontana sei anni. Non si sa perché, allora, non vi si era posto rimedio. E sì che era amato dai Rivani: collegato con dei tiranti alle campane, regalava alla città il battito delle ore.
La guerra era finita da poco. Elidio, quando salute e lavoro glielo permettevano, oltrepassava la piccola porta. Saliva la stretta scala di legno. Entrava, quasi in cima, nel minuscolo locale. Il meccanismo del vecchio orologio occupava tutto lo spazio. Non vi pare di vederlo? l’omino che si affanna all’interno di un’enorme ruota dentata, simile all’immagine di Charlòt in “Tempi moderni”? L’impresa era di estrema difficoltà. Ma un giorno, lavorando a mano con meticolosità e con strumenti che reperiva nelle officine, riuscì a far ripartire le lancette. L’orologio riprese così a diffondere nell’aria i suoi battiti. Non è dato sapere, e la maestra Itala purtroppo non ce lo dice, per quanto tempo continuò a funzionare. Di certo solo fino a quando l’Elidio fu in grado di occuparsene.
Fu solo una parentesi. Ai giorni nostri, come avviene ormai da decenni, le lancette sono ferme sulle 8.10. Del quadrante non c’è traccia alcuna. Una visione desolante. Va detto che una richiesta d’intervento, tempo fa, venne presentata dall’associazione Pinter.
Le lancette oggi sembrano inchiodate al muro. Eppure una storia minore ci racconta che, tanto tempo fa, un omino invalido seppe compiere il piccolo “miracolo” di ridare momentanea vita alle lancette. Avvenne in umiltà, per puro amore. Per questo il nome di Patuzzi Elidio, che aveva nel nome una sacralità al prossimo nascosta, non figurerà mai nell’elenco degli uomini illustri rivani.
Vittorio Colombo

 



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