Agnese, la donna che mandava i “Provinciali” negli armadi

Vittorio Colombo28/08/20225min
rosa.agnese

“Arriva l’Agnese, si salvi chi può!”. Il dipendente, di vedetta ai finestroni del Palazzo della Provincia di Trento, lanciava il grido di allarme. E in un attimo gli uffici si svuotavano. La donna che aveva questo potere era l’Agnese Rosa. Grande donna. A lei, Sindaco storico di Molina, si deve la realizzazione del tunnel per la Valle di Ledro che, negli anni Novanta del secolo scorso, ha messo fine a quella sorta di isolamento della Valle di Ledro collegata alla “Busa” dalla precaria strada del Ponale. Giustamente la galleria più lunga è stata a lei intitolata ed è appunto nota ai più come “El bus de l’Agnese”.
Una donna che aveva più “attributi” dei colleghi politici maschi. Amata e rispettata dai Ledrensi, la sua fama era diffusa in tutto il Trentino. Aveva sogni che, con caparbia, riusciva a realizzare. Era poi dotata di una sensibilità artistica, di sano umorismo. Dipingeva fiori e paesaggi e i suoi quadri andavano in beneficenza. Sguardo spavaldo, battuta pronta. Poi gli aneddoti si sprecano. In occasione di un’assemblea del Comprensorio Alto Garda e Ledro si levò una scarpa e prese a sbatacchiarla sul bancone. Lo stesso aveva fatto Krusciov che aveva preso a scarpate i banchi dell’Onu. Era stata anche attrice di filodrammatica.
Una volta, per dare spessore alle sue richieste, si mise in ginocchio e, a mani giunte, cominciò a invocare e pregare. Non si trovava in chiesa, ma ad una riunione con notabili romani per far marciare il progetto dell’agognato tunnel.
Va beh, le scarpate e le litanie, ma i “Provinciali”? Ecco la storia, non una leggenda, perché da lei raccontata a chi scrive. C’era questo benedetto progetto del tunnel. Tra l’altro aveva portato un politico in elicottero sopra il disastro provocato alla Ponale dal terremoto di S. Lucia del 1976 e, scherzando ma non tanto, lo aveva minacciato, in caso di reticenza nei finanziamenti, di buttarlo di sotto. Roma aveva così assicurato i soldi, ma era cominciato il calvario dei progetti, delle carte, della burocrazia, un arcipelago della misericordia nel quale si smarrivano carte e speranze. I mesi passavano e il tunnel diventava sempre più una chimera. L’Agnese, messo l’elmetto, era così andata alla guerra. Il fronte con il comando delle operazioni della “Santa Burocrazia” era costituito dagli uffici provinciali, diciamo così, “competenti”. L’Agnese, un giorno sì e l’altro pure, faceva irruzione nel Palazzo della Provincia, direttamente, senza neppure aprire le porte. Imperversava negli uffici, incalzava, pressava e strattonava gli smarriti dipendenti. “Tirate fuori le carte!”. Forse agitava anche la scarpa. Di sicuro, preso il compasso, misurava carteggi e teste.
Un bel giorno l’Agnese trovò gli uffici deserti. Su una porta c’era scritto “Torno subito (forse)”. I bagni erano sbarrati. Giravano, alle 10 del mattino, le donne con il carrello delle scope che, del tunnel, avevano notizie polverose. Se ne andò l’Agnese, quel disgraziato giorno, con le sue belle pive nel sacco. C’era un mistero da risolvere. Dove andavano a imboscarsi quei bei tipi? Così, la volta dopo, rimuginando sulla logistica degli uffici, tornò sul luogo del misfatto. La vedetta, vista dalla finestra la minaccia alla porta, aveva dato l’allarme. E si era fatto il vuoto provinciale. L’Agnese, piglio battagliero, entrò nell’ufficio apparentemente deserto. Si avvicinò ad un armadio. Cominciò a battere i pugni sulle ante gridando: “So che sei lì dentro, vieni fuori!”.
La porta dell’armadio si aprì e, occhi bassi da bimbo con le mani nella marmellata, uscì fuori un “Provinciale”. L’Agnese fece lo stesso con due o tre armadi. Sembrava la scena del film “Zombi, la notte dei morti viventi”. Gli uffici tornarono, come per incanto, a respirar la vita del buon lavoro e delle carte zelanti.
Ci furono le mine e le trivelle, è vero. Ma, cari amici, fu proprio così che si arrivò a realizzare il tunnel della Valle di Ledro. E l’Agnese venne consegnata alla storia come la donna che aprì la montagna e gli armadi provinciali.
Vittorio Colombo

 



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