Renato Dionisi, 50 anni fa il record stellare nel salto con l’asta
Fu davvero magico il 25 giugno del 1972. Giusto cinquant’anni fa Renato Dionisi, talento rivano e altogardesano, stabilì un primato italiano nel salto con l’asta destinato a durare a lungo e mancò di un soffio l’appuntamento con il tetto del mondo. Successe allo stadio di Rovereto nel corso di un meeting organizzato dalla società Quercia. Dopo il salto del record a quota 5,45 fece collocare l’asticella a 5,56, allora era il nuovo record del mondo. Una misura mai saltata prima, un centimetro più in alto del record dello svedese Kjell Isaksson. Non andò, ma per un niente e a pensarci oggi monta ancora una giusta rabbia. Che cosa mai in un salto perfetto fece sì che l’asticella non rimanesse su, tra la pedana e il cielo?
Quando ormai Dionisi stava cadendo sui sacconi, l’asticella oscillò un po’ e poi lasciò l’alto dei ritti per ricadere sull’atleta. Dall’urlo di entusiasmo degli spettatori al boato di delusione: tutto in un istante. Poi ci fu l’applauso, lungo e caloroso, con il quale il pubblico salutò quella che, comunque, fu l’impresa destinata ad essere, in termini di misura, la più importante della carriera dell’astista.
Geniale, entusiasmante, imprevedibile, anarcoide. Renato Dionisi, ovvero la storia del salto con l’asta in Italia. Chi ha avuto il privilegio di assistere alla gara roveretana non potrà mai dimenticare quella giornata. L’atmosfera era irripetibile, lo stadio gremito. Sulla tribunetta a un passo dalla pedana di salto erano assiepati tutti. Erano lì per lui, trattenendo il fiato, aspettando, salto dopo salto, l’evento annunciato. Quel 5,45 fu cosa grande, anche se allora non aveva il sapore di una tappa intermedia. L’appuntamento col record dei record sembrava solo rinviato. Ma non andò così. Il flagello dei tendini minati trasformò gli anni, che avrebbero dovuto essere della maturità e del trionfo, in un calvario.
Ma Renato è stato grande. Ha fatto sognare, con la sua classe e la sua personalità. Il giornalista Alfredo Berra di lui scrisse sulla Gazzetta dello Sport: “Dionisi, per il carattere a violenta espressione istintiva e per il fisico, impersona esattamente, dell’atleta giovane e moderno, il tipo esplosivo. Renato sta tra il cowboy e l’uomo da circo. Un talento unico, un grande”.
Cinquant’anni dopo.
C’è chi ha il privilegio di ricordare il giorno del record stellare. Sembra impossibile che sia passato tanto tempo. Ci si guarda e ci si riconosce con gli occhi del cuore… ed è bello dire grazie a Renato, oggi appassionato allenatore dell’Atletica Alto Garda con sede ad Arco, punto fermo nella storia dello sport altogardesano e trentino e un esempio per i tanti ragazzi appassionati di Atletica leggera che, ogni giorno al campo di via Pomerio, hanno in Renato una preziosa guida per lo sport e per la vita. Oggi l’asticella del mondiale è salita molto in alto ma, per classe, genialità e modestia, Renato resta il più grande. Buon compleanno e grazie.
Vittorio Colombo