Riva, il più grosso pesce d’aprile arrivò dal cielo

Vittorio Colombo27/03/20226min
PESCE APRILE

 

Era una star ed era campione mondiale di lanci da alta quota (8.000 metri). Lo conoscevano tutti all’inizio degli anni Cinquanta l’asso del paracadutismo, il mitico Sauro Rinaldi, che con le sue gesta riempiva le cronache e… la fantasia delle ragazze.
E se il divo Rinaldi si fosse lanciato da un aereo, con volo acrobatico, in paracadute nel Garda proprio al cospetto della Torre Apponale? L’idea, già agli inizi del 1952, venne partorita dai giornalisti de “l’Adige” Tino Chesani e Silvano Morandi e dalla pattuglia del Circolo della Stampa con Vincenzo Macrì per l’ “Alto Adige”, quindi Danilo Chinatti ed Ettore Righi, ufficio-stampa per la Rai. Si parte da lontano. Ai primi di febbraio poche righe in cronaca di Riva, una spolverata di perplessità. Lanciarsi sopra un lago? Rischioso, pericoloso. Non era facile saperne di più. Rinaldi era incerto. I giorni passavano e le notizie si andavano precisando. Il passaparola soprattutto nei bar. La domanda che circolava era: “Allora, viene o non viene il grande Rinaldi?”. I giornalisti facevano crescere, ormai con titoloni, l’attesa. Davano una buona mano gli uomini della Polizia e della Stradale, el Pero Galas, factotum dell’Azienda Soggiorno, quindi il Guerrino De Lana che diceva di conoscere il Rinaldi dalla guerra di Spagna, i fratelli Danilo e Athos Planchestainer della macelleria di via Disciplini e personaggi arguti come il Carlo Stella e il ragionier Sandro Mosele.
Il comandante Zanlucchi dell’Aeroclub Trento si dice pronto. Centinaia di volantini vengono stampati nella tipografia-cartoleria “Tosadori” in via San Francesco. Una scritta che suonava pressappoco così: “1 aprile – Rivani, un sorriso. Auguri a tutti voi!! F.to Circolo della Stampa”.
Al Circolo della Stampa viene “sagomato” il Rinaldi: un grande pesce fantoccio di cartapesta, dipinto di grigio e nero. Ma quando sarebbe avvenuto il lancio? Difficile dirlo: il tempo, i permessi, potrebbe essere l’ultimo mercoledì di marzo o domenica 1 aprile. La notizia aveva già fatto il giro del Benaco.
E il primo aprile, alle ore 10, spunta da dietro lo Stivo il Cessna del “capitano” Zanlucchi. Nei centri della Busa e dell’Alto Garda tutti col naso all’insù. Nel golfo, vicino alla Casa Rossa, ci sono un paio di barche, a bordo di una il Chinatti che con un pistolone spara razzi di segnalazione. E la gente già a commentare. Ecco: “Adèss el se buta, sperénte che i lo tóga su sùbit dal lac“ e giù profezie e altri a toccarsi qua e là.
Finalmente, su nel cielo, ecco un puntolino staccarsi dalla fiancata dell’aereo, un paracadute bianco aprirsi. Attaccata una sagoma strana, scura, che oscillava a pendolo. Pareva proprio un paracadutista. Toh! anche le braccia si muovono a cercar l’equilibrio (erano le pinne), e poi lo scodazzar di qualcosa….
E vien giù quel Rinaldi. Mano mano che s’avvicinava a terra qualche spiffero lo spingeva verso Sant’Alessandro e la gente a girarsi e a seguirlo ad occhio. Altri si spostavano, alcuni in bicicletta e naso per aria a indovinare dove sarebbe finito, dove “ ‘l posterà zó ‘l cul “ e poterlo soccorrere.
Ma intanto appare chiaro che uomo non è. Lo si capisce, ormai, e si ride per quel pesce, grande e grasso, che mulinella per aria. Nuvole di volantini svolazzando a zig zag riempiono la Busa. La sagoma, lo pseudo Rinaldi fattosi pesce di cartone, finisce tra le vigne vicino alla Filanda e il bivio di Sant’Alessandro. Primi ad arrivarci a tiro sono il geometra Giancarlo Poli, che aveva pedalato in fretta, e altri due o tre ragazzi del posto. Arriva anche un fotografo in vespa e immortala il Poli sorridente con il suo trofeo, il pescione, che poi, ancora col paracadute penzoloni, porta in città a mostrare nei bar e a berci sopra.
Tanti i commenti. La gente si era divertita, tanti avevano anche applaudito. Altri: “Eh! mi l’ho dit… l’ho pensà che gh’era soto qualcòss… che ‘l podeva esser en péss d’april”.
La burla aveva fatto notizia ed era finita addirittura sui giornali nazionali. I giornalisti, soddisfatti per il loro pesce d’aprile, di certo il più colossale ed epico della storia della Busa, se la godevano a brindarci sopra, come al solito, alla Spiaggia degli Olivi.
Vittorio Colombo


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