Drupi, “Noè” e il vagone della “Vaca nonesa” al porto di Riva
Il cantante Drupi, nella seconda metà degli anni Sessanta, non era nessuno, Nel mondo della musica s’intende, perché nella vita di tutti i giorni si chiamava (e si chiama ancora) Giampiero Anelli, pavese, classe 1947. Sbarcava il lunario come idraulico non convinto, ma sognava di diventare cantante. Questa la premessa. Teniamo Drupi in lista di attesa per un attimo per inserire, in questa nostra storia, i necessari riferimenti rivani e alto gardesani. Altrimenti di cosa parliamo?
Dunque nell’Alto Garda era allora attivo un gran personaggio: Gianfranco “Noè” Parolari. Il “Noè”, era il subacqueo più famoso del lago di Garda. Aveva messo in acqua, a porto S. Nicolò, una singolare struttura galleggiante che si poteva ben considerare la sua seconda casa. Recuperato un vecchio vagone della ferrovia Trento-Malè, chiamata simpaticamente “Vaca Nonesa”, lo aveva sistemato su uno zatterone che, tenuto a galla da bidoni per il carburante, vuoti e sigillati, aveva messo a galleggiare sulle acque interne, nella parte sud del porto. Fu quella la sede della scuola “Fin Scuola Sub Fips” che Parolari gestì per alcuni anni. Ma la “ Vaca” era anche e soprattutto un salotto straordinario, cullato dalle acque, con tanto di divani, cucina e ammennicoli vari. La sera le luci si accendevano e la “Vaca nonesa” era ritrovo stellare. Va beh, e il Drupi? Ci stiamo arrivando. Ecco dunque come il “Noè” raccontò il fatale incontro, destinato a trasformarsi in duratura amicizia.
«Mi avevano chiamato a Malcesine per tirare su dal lago un ragazzo che era annegato proprio davanti alla terrazza del “Corsaro”. Arrivo, mi spoglio per mettere la muta ed appoggio il Rolex sulla balaustra. Quando è il momento di rimetterlo di nuovo al polso, mi accorgo che è sparito, eppure c’erano lì i Carabinieri e i ragazzi di un complesso, “le Calamite” che si esibiva la sera. Io non potevo scendere senza calcolare i tempi dell’immersione, allora in breve ne trovo uno simile. Scendo, recupero il cadavere, mi rivesto e me ne vado, naturalmente senza il mio orologio. Un paio di giorni dopo vedo apparire un ragazzo davanti alla mia scuola galleggiante al porto S. Nicolò. Ha in mano un pacchetto, me lo porge ma mi prega di non chiedere dove e da chi l’ha avuto. Dentro c’era il mio Rolex e quel ragazzo era Drupi, il cantate del complesso che in quei giorni si esibiva al Corsaro. Siamo diventati amici, lui spesso ha dormito nel vagone della Trento-Malè… Ci sentiamo ancora. È proprio un bel tipo».
Le dichiarazioni sono di qualche anno fa. Nel frattempo il “Noè” ha lasciato questa terra e nuota nel mare dei mille Cieli. Ma è una bella storia da non disperdere nell’oblio; per alcune estati, infatti, fine anni Sessanta, il buon Drupi visse e dormì nella “Vaca nonesa”. Si tuffava nelle acque del porto S. Nicolò, giocava a “L’è lu che el bàla el tango de San Giuliàm” con la vispa compagnia rivana, sempre a caccia di tedesche, mangiava le anguille pescate con la fiocina. E, la sera, suonava la chitarra e cantava, per la gioia degli amici rivani.
E poi? La svolta nel 1973. Al lago di Caldonazzo Drupi stava combattendo per il primo premio in una gara di pesca, qualcosa a Riva aveva pur imparato, quando incontrò Silvano Rossi, manager musicale. Partecipò nel 1973 al Festival di San Remo e arrivò ultimo, Ma la canzone “Piccola e fragile” sbancò le classifiche in Italia ed Europa. E Drupi, da allora, fece della sua vita una bella canzone. Tenendo sempre nel cuore l’amico “Noè” che lo aveva ospitato e sfamato a suon di “cavazini”e anguille e le sere incantate, con chitarra e luna, sulla “Vaca nonesa” cullata dalle onde del lago.
Vittorio Colombo