Il ciclista Anquetil strillava e i garibaldini ledrensi risposero “Obbedisco!”
Tema: “Una giornata che non dimenticherò mai”. Svolgimento: La maestra ieri ci ha portati a Bezzecca a vedere il Giro d’Italia. Che è successo? Faccio prima a copiare quello che ha scritto sul giornale l’Adige “El Betonegòt” quella “betònega” che poi verrebbe ad essere il caro maestro delle nostre elementari, l’Ervino Tommasi.
“Venerdì 3 giugno 1966. Nell’ambito dei festeggiamenti per il centenario dell’Unità nazionale, si è corsa ieri la tappa del Giro d’Italia: Brescia-Bezzecca. Maglia Rosa era Gianni Motta della Salvarani. Giunto a Riva, il gruppo ha imboccato la strada del Ponale. Una faticaccia e selezione inevitabile. “Cuore Matto” Bitossi verso Pieve è scattato ed è andato a vincere, a braccia alzate, sul rettilineo “delle bionde”, poi nei pressi dell’Hotel da Gino. Ai posti d’onore Zandegù, quindi il super campione francese Jacques Anquetil e poi Vito Taccone. All’arrivo Anquetil ha cominciato a strillare: “I ciclisti italiani sulla Ponale sono stati favoriti dalle spinte dei tifosi. Una vergogna!”. Un gruppo di ledrensi, dei figuranti vestiti da garibaldini, per stemprare la cosa, ha cominciato a replicare, a voce altissima: “ Obbedisco”. Il contagio si è diffuso e, in breve, tutti i presenti, gli spettatori e anche quelli non francesi della carovana hanno cominciato a ripetere: “Obbedisco”. Una cosa da non credere. Uno diceva una cosa e la risposta era sempre: “Obbedisco”.
Questo, cara maestra, scrive il tuo collega “betògena”: Io c’ero e, con i miei compagni, abbiamo “obbediscato”. È stato bello. Un turista chiedeva: “La strada per il Faggio?”, e la risposta era: ”Obbedisco”. Oppure: “Di chi sono queste galline?”, risposta: “Obbedisco”. La moglie del Sindaco ha detto al marito: “Oggi lavi i piatti”. E lui “Obbedisco” e ha messo sul Municipio la bandiera a mezz’asta. Credo che anche Garibaldi sia stato contento del successo. E sa sia rigirato nella sua bella bara, ferita alla gamba permettendo. Poi hanno preso mio nonno Nino Bixio, che non voleva dire “obbedisco”, forse perché gli si era incagliata la dentiera, e lo hanno portato al ricovero.
Il Betegòt su “l’Adige” poi scriveva: “Si sono registrati anche dei tafferugli all’arrivo. Sembrava di essere alla fiera degli uccelli. Tutti fischiavano con i loro fischietti. Vigili e forze dell’ordine, organizzatori e molti ledrensi, garibaldini e filo austriaci mai pentiti, ci davano dentro con dei fischietti che avevano comprato forse dallo “strazèr”.
Cara maestra anche noi abbiamo fischiato come matti. Il Marco poi, senza fischietto, perché parlava forte, ma senza i denti davanti. Le forze dell’ordine, comandate dalla moglie del sindaco hanno sequestrato i fischietti e così il cronista “sbegegòt” ha scritto: “Niente di grave, è tornato l’ordine”. Ma, cara maestra, due cose: il Kevin ha ingoiato il fischietto e mio zio, che è arbitro di calcio, ha detto. “E io, i rigori con che li fischio?, con la tromba?”.
La nostra classe si è divertita. Le auto della carovana lanciavano berrettini, foto con dedica e caramelle. Marco ha preso in testa un frigorifero della Salvarani e adesso dice di vedere Garibaldi: Per me il migliore è stato Motta, quello dei gelati, che ha indossato anche a Bezzecca la “Maria rosa”. A me poi “scappava”, sono andato in un angolo ma era già occupato da Anquetil che piangeva.
Spero, cara maestra, di prendere un bel sei, che mi alzerà la media. Ah, ci vuole la conclusione?
Eccola. La moglie ha detto al sindaco: “Bello! Facciamo ogni anno le celebrazioni garibaldine, il Giro d’Italia e gli “obbedisco”. E il sindaco, che aveva le mani che grondavano di “stira e ammira” ha detto: “Sì, tra cento anni!”. Cara maestra spero di esserci anch’io, tra cento anni. Sarò forse un po’ vecchiotto ma il bidello dice che, per allora, avranno inventato il Viagra. Che farà miracoli.
Vittorio Colombo