1984: l’esplosiva Notte di Fiaba dei “Forchettoni”

Vittorio Colombo01/09/20245min
1984a

Correva la Notte di Fiaba del 1984. Si voleva un salto di qualità. Va bene la folla oceanica, la consacrazione popolare c’era già. Erano gli anni felici della Vela d’Oro e la Notte di Fiaba doveva essere un evento mondano, roba da alta società, fama, gloria, nobiltà, politici altisonanti, dive, attori. Si andò in Consiglio comunale con la proposta degli organizzatori: “Facciamo del parco della Rocca il Paradiso dei Vip, dei famosi e dei riccastri”. Per questo il parco veniva blindato e interdetto alla marea popolare. Entravano quelli in smoking e le dame azzimate. La scrematura: passare il “pont dei strachi” per entrare nel parco al costo di 50mila Lire. Alte grida di sdegno da Democrazia Proletaria, perplessi ma tiepidi comunisti e socialisti. Scocciato ma accomodante il sindaco Matteotti, che guidava la “Giunta dei piccoli passi”. Come si fa a dire di no ad un evento stellare? Ci saranno i divi di Canale 5, Cesare Cadeo presentatore ed Enrico Beruschi comico. Va bene, 50 mila lire sono tante, ma ci sarà, al centro del prato della Rocca, un banchetto luculliano mai visto, e tante belle mondanità.
Monta, però, il malcontento. La sera della Notte attivisti di Democrazia Proletaria e Alternativi vari presidiano il “pont dei strachi”. Urlano insulti e tentano di colpire con cartelli di protesta quelli che entrano alla chetichella. Il buio è già sceso dalla Rocchetta e il parco della Rocca sembra il regno delle favole.
C’è un tavolone, almeno venti metri, sorvegliato, si fa per dire, da camerieri in livrea. Sul tavolone una sfilata di piatti con tutto il ben di Dio, piatti lussureggianti, pesci esotici, aragostone, carni, dolcissimi, torri di frutta e torte alte un metro. Ma che succede? La nobiltà ben pagante teme di restare a bocca asciutta e allora parte, forchette in resta, all’assalto della tavola. Si buttano sui piatti, ma anche nei piatti. Arraffano con le mani e tuffano le bocche dove capita. Spruzzano schizzi di cibo pregiato sui vestiti e sui capelli. Alcuni si sdraiano sul tavolone e nuotano nei piatti. Le aragoste scappano.
Ohibò! Sdegno e raccapriccio dei popolani sul molo dalla parte della Fraglia. Sale un coro altissimo: “Forchettoni! Forchettoni!”. Ma non basta. I popolani, una massa ammucchiata sul molo, prendono a scardinare il pavimento. E parte una pioggia di bolognini che, come frecce, salgono in alto, fendendo le belle luci della Notte, e vanno a centrare il tavolone delle gozzoviglie. I mangianti illustri, ridotti a bignè umani, si buttano sotto il tavolo per ripararsi. Passerà. Le cellule fotoelettriche fendono l’oscurità. Il meccanismo si inceppa e il raggio laser stampa sulla Rocchetta, in caratteri grandi come grattacieli, i nomi dei promotori. Restano lì per un’ora, sembrano scolpiti. E allora partono, da tutta la baia, fischi e urla.
Cesare Cadeo prende il microfono per commentare la sfilata dei barconi, ma esplode un orrendo “cra cra cra”, un gracchiare a volume altissimo che copre di stridore e di orrore il mondo. E Beruschi? Il comico viene dato per disperso.
“E io allora?” dice a questo punto il buon Dio. Seduto sulla Rocchetta, scatena lampi e fulmini e una pioggia mai vista, il lago rovesciato dal cielo per la Notte di Fiaba più esplosiva della storia intera.
Frattanto la Giunta comunale, Sindaco e Assessori in testa, partita alle 21 dal Municipio arriva “al pont dei strachi” a mezzanotte. Tutti sono fradici, ma felici. Dicono: “Siamo o non siamo la Giunta dei piccoli passi?”.
Vittorio Colombo
(nella foto: dopo la burrasca, passata mezzanotte, la premiazione alla Spiaggia Olivi con il vincitore Rione Degasperi, premio a Boschetti, poi Cesare Cadeo, Enrico Beruschi e dietro Guerrino Delana)

 



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