1954: quelle terribili esplosioni sull’isola gardesana di Trimelone

Vittorio Colombo13/02/20225min
TRIMELON1

 

Le terribili esplosioni che sconvolsero l’isoletta gardesana di Trimelone, di fronte al paese di Assenza di Brenzone, durarono tredici ore filate. La prima spaventosa deflagrazione si verificò poco dopo le ore 23 della notte tra martedì 5 e mercoledì 6 ottobre del 1954. Lo scoppio impressionante scosse, per un raggio di oltre tre chilometri, le case dei centri della riviera veronese del Garda. Quella prima esplosione, accompagnata da una accecante vampa che illuminò a giorno un lunghissimo tratto delle sponde del lago, segnò l’inizio di un inferno di scoppi che, in sequenza ininterrotta, continuarono a sconvolgere la zona e gli atterriti abitanti per l’intera notte e non diedero tregua fino a poco dopo il mezzogiorno del giorno successivo. Sembrava la fine del mondo. La gente del posto lasciò le case nel cuore della notte ed affollò la riviera. Davanti agli occhi uno spettacolo apocalittico: boati, bagliori e vampe rossastre che salivano altissime, L’isola era l’inferno e gli abitanti vissero quelle ore con l’angoscia di non conoscere quali sarebbero stati gli effetti di una tale sciagura. Le esplosioni si susseguivano, una dopo l’altra. Schegge e frammenti di esplosivo, materiali di ogni genere venivano scagliati nelle acque del lago. “Tutt’intorno all’isola – si scrisse in una cronaca – tonnellate di materiale esplosivo e bellico, che era stato accatastato sul posto, si era disperso negli strascichi di una virulenta combinazione di scoppi innestatisi uno sull’altro, da una miccia all’altra, di quel che era stato prima un insieme di bombe, spolette, detonatori, granate, mine anticarro, proiettili da cannone e mortaio e artifizi vari dai diversi componenti sensibili come il tritolo, che in seguito al fatto ha comportato l’interdizione dell’area alla navigazione, alla balneazione ed alla pesca entro un raggio di cento metri”.
Il Giornale di Brescia in quei giorni riportò in cronaca: “Nell’isoletta venivano raccolti da molti anni materiali bellici, specie esplosivi che gettati in enormi quantità nelle profondità del lago durante la prima guerra mondiale venivano recuperati da un’impresa dell’ing. Angelo Catalani di Idro. Raccolti sotto capannoni o disposti in ordinate cataste essi erano affidati alle cure del guardiano Bortolo Battistoni di 51 anni. Pare a causa di un corto circuito si è sviluppato un focolaio, si ritiene sotto un capannone, provocando la prima disastrosa esplosione. Fortunatamente il guardiano, rimasto illeso dopo il primo scoppio, riusciva a buttarsi nella barca e, remando verso ovest, attraversava lo specchio d’acqua che divide l’isola da Campione, ponendosi in salvo”.
Sempre il Giornale di Brescia, venerdì 8 ottobre 1954, scriveva che “soltanto verso sera il fumo degli incendi sviluppatisi sull’isolotto di Trimelone si è diradato e si è potuto osservare dalla riva la completa distruzione dei depositi e delle attrezzature della polveriera. Le piante d’ulivo che crescevano sugli scogli sono scomparse.
La strada Gardesana orientale è rimasta interrotta, mentre reparti di Polizia hanno mantenuto la sorveglianza sulla zona. Squadre di operai hanno sgombrato le strade dall’ingombro dei massi e delle pietre abbattutesi durante le oltre dodici ore di distruzione. È stata aperta un’inchiesta sulle cause del sinistro. Viene scartata l’ipotesi del sabotaggio”. Dopo anni di silenzio, in un articolo del 5 ottobre del 1988 apparso sul quotidiano “La Repubblica”, a seguito di una indagine del giudice istruttore di Venezia Felice Casson, si ipotizzava che quanto successo fosse riconducibile ad un possibile intreccio di terrorismo stragista con recupero dell’esplosivo tratto dal lago ed ammassato sull’isola. Ma l’inchiesta non ha avuto seguito. Resta, in tutta la sua drammaticità, la storia dell’isola di Trimelone che, in quell’ottobre del 1954, fu al centro, per ore ed ore, di una impressionante apocalisse.
Vittorio Colombo

 


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