1951, L’Albola ruppe gli argini e l’acqua invase Riva del Garda
Il 9 novembre del 1951 l’Albola straripò con effetti devastanti. L’acqua impetuosa si riversò nelle vie di Riva del Garda, trasformate in ruscelli in piena. Pochi giorni prima, il 4 novembre, l’alluvione del Polesine aveva causato migliaia di sfollati.
Le piogge torrenziali da giorni non davano tregua, Tutti i corsi d’acqua della Busa erano in condizioni critiche. A destare forti preoccupazioni era la situazione dell’Albola all’altezza delle case della frazione. La corrente aveva ammassato contro il ponte di legno che faceva barriera, a ridosso dell’abitato, tonnellate di detriti, alberi e ramaglie, strappati a monte dal torrente in piena. I Vigili del Fuoco, gli abitanti e i militari delle caserme, all’erta da giorni, cercarono, con interventi di contenimento, di evitare il peggio.
Nella notte tra l8 e il 9 novembre l’argine cedette. Si aprì una breccia di una decina di metri in prossimità del cortile nord della caserma Damiano Chiesa. Il flusso d’acqua esondò con estrema violenza. Superò il cortile dei militari, invase viale dei Tigli e, all’Inviolata, si divise. Un torrente trovò sbocco in viale Roma,(la foto, cantòm Perini è di Renata Attolini) attraversò porte S.Michele, piazza Cavour, via Mazzini, piazza Garibaldi per andare a scaricare nel canale della Rocca. L’altro ramo attraversò viale Madruzzo raggiunse i viali Martiri e Damiano Chiesa, invase piazza Posta, la stazione delle corriere per scaricarsi nel lago alla Spiaggia degli Olivi.
Per tutta la mattinata, fin dopo mezzogiorno, Riva risultò invasa dall’acqua. Scattò il piano d’emergenza. Era necessario liberare il letto dell’Albola ostruito da un ammasso di materiale. Nel pomeriggio entrò in azione uno scavatore dell’impresa Boscheri di Trento. Sistemato all’Astoria, allora villa Luciolli, cominciò a dragare il fondo del torrente. I camion portavano via grandi quantità di ghiaia ma il livello del fondo non calava tanto era il materiale che il torrente continuava a depositare. Un gruppo di operai cercò di ricostruire un argine di emergenza dove si era verificata la breccia. Si levò di mezzo il ponte dell’Albola che aveva fatto barriera all’accumulo del materiale. Stessa sorte venne riservata anche al ponte del Grez. Se ne occuparono i mezzi dell’impresa Santorum e Lotti.
Danni per dieci milioni di lire, allora una cifra ingente. Campagne, cantine, negozi inondati. Detriti ovunque in città, disagi e, per molti, momenti di paura. Gli uomini del comune lavorarono per sistemare le strade che, per lo più bianche, erano segnate dai fossati scavati dalle acque.
Non era la prima volta che l’Albola tracimava, Una esondazione si era verificata anche nel 1926. Lo testimoniano foto d’epoca. In una si vede piazza Posta invasa dall’acqua dalla quale emerge il cartello “Attenti al treno” (la ferrovia Mar funzionò fino al 1936). L’Albola, da sempre, “sorvegliato speciale” negli ultimi anni è stato messo in sicurezza.
Nota a margine. C’è chi sostiene che in quella notte di novembre 1951, visto che ormai era inevitabile la fuoriuscita dell’Albola all’altezza delle case, gli abitanti della frazione intervennero per “favorire” la rottura dell’argine dal lato sud, verso le caserme. Questo per evitare che un’ enorme massa d’acqua si riversasse, con conseguenze terribili per le famiglie, sul nucleo di case dell’Albola.
Vittorio Colombo