Cicche, giornali e sorrisi al tabacchino “dala Pola” al Rióm

Vittorio Colombo16/03/20255min
Tabacchino Pola (2) - Copia

Andiamo al tabacchino “dala Pola al Rióm”: così si diceva e così si è detto per una trentina d’anni, fino all’inizio degli anni Ottanta. La felicità degli affetti, delle cose semplici, dei valori, quelli veri. Un mondo di sentimenti è quello che traspare dalla foto: gli scaffali spartani, le borse di paglia di Firenze e poche altre cose.
Martino Pola e la moglie Rosina Fliri hanno gli sguardi fissi in un futuro di speranze. Sul banco la figlioletta Carla raggiante come solo può esserlo una bimbetta che, venuta al mondo nel 1954, ha avuto il privilegio di essere la prima nata del Rione Degasperi. Quattro figlie nella storia dei Pola: Rita, Maria Grazia e, dopo Carla, la più piccola, Carmen nata nel 1961. La loro storia, in fondo, è semplice ma, a ben guardare, è felice testimonianza di un tempo in cui la voglia di fare e di spendersi per gli altri era un valore primario. Dall’alloggio fatiscente all’Alboletta i coniugi Pola, alla fine degli anni Quaranta, vedevano i lavori di costruzione della prima casa di quello che sarebbe diventato il Rione Degasperi. Martino si prodigò in ogni modo. La sua costanza venne premiata: alla sua famiglia venne assegnato un alloggio. Si avverava il sogno di Rosina e Martino di avere una casa propria e, nel novembre del 1953, fecero il trasloco. Vennero costruite molte case e il Rione iniziava a popolarsi.
Che cosa serviva al nuovo “Rióm”? All’intraprendente Rosina venne l’idea di aprire un tabacchino con giornali e cartoleria. I Pola ottennero in affitto da Ida Farina Montagni uno dei due negozi al pianoterra della casa appena costruita. Con il prestito dei famigliari e tante cambiali si ordinarono i mobili. L’apertura del negozio avvenne il 30 settembre 1957. Gli inizi furono difficili: si potevano vendere solo giornali, qualche quaderno, delle borse e poco altro. La svolta avvenne nel gennaio del 1958 con l’assegnazione della rivendita tabacchi, giocattoli, profumeria, caramelle ed altro. Erano tempi duri per tutti. La gente pagava quando poteva; c’era, per questo, un gran traffico di libretti sui quali si annotavano le cifre da incassare a fine mese. Perfino i giocattoli di Santa Lucia erano pagati a rate e le sigarette venivano vendute sciolte. La figlia “più grande” Rita ogni mattina presto, prima di correre a scuola, andava in centro a prendere i giornali per poi distribuirli ad alberghi e bar della zona. I clienti prima di tutto ed allora, per essere a disposizione anche nella pausa del mezzogiorno, venne arredato il retrobottega del negozio. La vita per la famiglia si divideva così in due momenti: di giorno nella cucina del retrobottega e di notte a dormire nella casa. Nel 1961 nacque Carmen, che venne allevata in negozio e nel retrobottega; già ad otto mesi se ne stava seduta dentro un cassetto del banco, messa a guardia dei giornali. La Rosina, sempre gentile e disponibile con i clienti, era amata soprattutto dai più piccoli. Il tabacchino “dala Pola” è nel cuore di generazioni di bimbi che “al Rióm” sono cresciuti, com’è noto, più vispi e scatenati che altrove. Era una festosa processione quella dei bambini che irrompevano nel tabacchino e piantavano un gioioso baccano. Facevano incetta di giornalini, caramelle, “cicche” da masticare, “balòte”, figurine… “questa ce l’ho, questa mi manca”. Il tabacchino per loro era il Paese delle Meraviglie. Ma passano gli anni e cambiano i tempi. Il tabacchino, con la storica gestione, chiude i battenti il 31 dicembre 1980 e poi viene ceduto. Resta la storia del tabacchino “dala Pola”, che ha contribuito a rendere “el Rióm” un posto che, per umanità e senso di appartenenza di chi vi è cresciuto, non ha davvero uguali al mondo.
Vittorio Colombo