Andrea “Baghèga” Elena: l’aereo abbattuto e la nave “trascinata”

Vittorio Colombo04/08/20245min
andrea elena

“C’era un aereo che girava sopra di noi. Nessun segno di riconoscimento. Il comandante dice ad uno che stava alla mitraglia: “Sparagli!”. Il mitragliere sviene e cade come un pero. Il capo mi dà un cazzotto e mi fa: “Buttalo giù tu!”. Alora me són tirà su le màneghe. Ho mirato l’aereo e ho sparato una canonata con una Isotta Fraschini da 200 mm. Bum, Bum, Bum. Avém spetà fin che i tochi de lamiera e i copertoni nó i è vegnùi a gala. Non abbiamo detto niente, ma, visti i pezzi e le sigle, siamo stati sicuri, comandante compreso, che l’aereo tirato giù fusse un dei nòssi”. Così raccontava Andrea Elena, per tutti “Baghèga”, che in rivano vuol dire “pancetta”, l’uomo simbolo della Marineria rivana, personaggio che ci ha lasciati nel 2018 ma che la storia, e non solo quella rivana, l’ha fatta davvero. In Marina nel 1942 finisce a cavallo di uno di quei “siluri a lenta corsa, detti maiali”. “Entravamo così, noi incursori, nei porti nemici, tagliavamo le reti di protezione per piazzare le cariche esplosive” raccontava. Partecipò, tra l’altro, all’affondamento di una corazzata inglese nel porto d’Alessandria d’Egitto.
“E quella volta – racconta ancora – che mi trovavo sul fronte tunisino? Un giorno, assieme ad un gruppo di amici che erano stati (loro?) a trovare delle signorine, siamo stati accerchiati. Io mi sono buttato in mare. Mi sono attaccato all’àncora che penzolava da una nave, poi ad una corda e mi sono fatto trascinare. Mi sembrava di fare sci nautico con la pancia, ma non mollavo. Mentre la nave andava avanti, io cominciai a salire uscendo dall’acqua e a bracciate mi sono issato lungo la fune. La nave era altissima e quelli a bordo applaudivano e ridevano. Ma ero a bordo, in salvo. Mi sembrava di aver tirato io la nave e non viceversa. Solo io di quel gruppo ero scampato alla prigionia”. La butta sullo scherzo il “Baghèga”, ma i suoi meriti, finita la guerra, sono stati riconosciuti con la medaglia di bronzo al Valor Militare.
Destini incrociati, anche la guerra del fratello Bernardo è stata dura. Dopo l’8 settembre riuscì a fuggire alla prigione tedesca buttandosi dalla nave “Oceania”. Tornato nella nostra zona, Bernardo, amico di Luciano Baroni, di Rolando Boesso pure marinaio e di tanti altri, militò nella Resistenza. “No – diceva a tale proposito Andrea – Io dopo la guerra ho fatto un’altra strada. Alla larga dalla politica, ci sono sempre stati troppi della Banda Bassotti”.
Il mio incontro con Andrea avvenne nel 2011. A tratti fu esilarante, a tratti triste. Si andava a celebrare una sorta di funerale: quello della sede dell’Associazione Marinai Rivana. Andrea, classe 1923, aveva allora 88 anni. Un giro di chiave alla porta della “Cambusa”, l’ultima sede all’interno del Palazzo ex Pretura. Era la fine di una storia. “Una decina d’anni fa, ai tempi della vecchia sede di via Lipella – disse – la sezione contava cinquecento iscritti”. Andrea da ragazzo aveva praticato molti sport e con il fratello Bernardo e l’Ervino Betta era il più forte nei tuffi e nel nuoto. Era un personaggio amato per la sua personalità, la sua disponibilità, ironia e per la sua forza erculea. Per 35 anni gestì l’officina di via Circonvallazione con marchio Alfa Romeo. “Bei tempi – diceva – Ero bon de tegnir su le spale ròdoi de cartom, che scarghevo, da 375 chili”. Quel giorno funesto del nostro incontro mi disse: “Girar le ciavi e serar per sempre la Cambusa dei Marinai de Riva nó l’è stà per gnente bel, ma l’aqua l’è sempre aqua e ‘l vim sempre vim. Nó casca miga ‘l mondo!”. Parola di Andrea “Baghèga” Elena, l’ultimo storico marinaio rivano. (In pochi resistono, con Paolo Paleta Giovanella e le ricerche di Elvio Pederzolli).
Vittorio Colombo

 



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