“Ho preso un calcio nello stinco da Anthony Quinn”
“Ho preso un calcione nello stinco da Anthony Quinn”: è quanto andavo ripetendo a destra e a manca. Lo dicevo a tutti. E gonfiavo il petto come un gallo cedrone. Mostravo la caviglia gonfia, tirando su il calzino lurido. Insomma, in quel 1959, i miei undici erano anni d’orgoglio. Perché una star greca, ma di Hollywood, mi aveva fatto quell’onore.
Le cose sono andate così. Arriva in piazza a S. Alessandro un tipo, detto “Gazzettino”. “È arrivato Anthony Quinn – spara – È in piazza Erbe”. “Chi?” chiedo schifato. “Ma sì, quello che ha fatto la “Strada” con Fellini”. “Uno stradino?” chiedo, poi divento rosso, perché di stradini sono ignorante. “Ma no, è il più pagato attore in circolazione”. Prendo la bici e arrivo in piazza. C’è una ressa incredibile attorno alla fontana. Svetta sopra il testone di un omone, che fa il sorriso dell’attore, ma così tanto bello non mi pare. Ha un nasone e una scafa, due occhi a dire il vero espressivi. “Un autografo, un autografo!” gridano le assatanate. Io prendo il mio Topolino e la penna della giornata del Risparmio. Voglio anch’io un autografo, magari poi lo vendo. C’è il sindaco! Fende la folla il sindaco Gioacchino Viola. (Nella foto il Sindaco e Quinn in piazza Erbe. E i due bimbi davanti?) Raggiunge il colosso, che fa un inchino e gli dà una capocciata.
A testa bassa mi butto nella calca. Le donne strillano. “È il piccolo delinquente!” urla una che di sicuro mi conosce. Pesto, ma ringhioso, conquisto la prima fila. Davanti il Quinn mi pare sempre più brutto. Di Tarzan sicuro. Parla in inglese con il Sindaco che ride ebete perché l’attore non parla il dialetto rivano. Ed è allora che mi arriva un calcione, ma un calcione negli stinchi da ammazzare un bue. “Aiah, cazzo!” urlo cadendo a terra ferito. Quinn è impressionato. “Cosa essere cazzo?” chiede al Sindaco che saluta un piccione sulla fontana.
Ma diciamola tutta la verità, ormai tanto tempo è passato. È vero, il Quinn cercava aria sgomitando. E può darsi che gli sia scappato anche qualche piccolo calcio. Ma io sono certo che il calcione me lo abbia dato un tipo di Pregasina, detto “Buegrasso”, noto per avere il 49 di sgalmere. A quel punto, frignando e tenendo sollevata la caviglia nera e gonfia come un pallone, me ne vado a saltelloni. Arrivo a casa. “Mariasantissima!” dice la mamma. E io dico: “Ho preso un calcione da Anthony Quinn”. La nonna dice: “Te l’ho detto di stare alla larga dai testimoni di Genova”. Il giorno dopo mi alzo in classe: “Maestra, ieri ho preso un calcione da Anthony Quinn”. La maestra, che è della Bella Epoque, dice: “Chi?” E io: “Quello che ha fatto la Strada”. “Non mi intendo di stradini” dice lei citando Petrarca. “Ma è del regista Felini” dico io, e lei: “Non mi piacciono i gatti!”. Il giorno dopo il giornale dice che Quinn si è poi rifugiato nella libreria Tomasoni, nelle braccia della Fosca. Ha aperto un libro e ha finto di leggerlo. Ma, come si vede in foto, era rovescio. Quattro anni dopo, nel 1964, Quinn gira il film “Zorba il Greco”. Spopola la scena del “sirtaki”, il ballo a vorticose gambe incrociate. E io allora, abbassandomi il calzino mai lavato e mostrando la caviglia, dico a tutti: “Quella volta in piazza Erbe il Quinn ha fatto il sirtaki e, incrociando le gambe, mi ha dato un pedatone ballerino. Ecco com’è andata!”. Per questa storia, per un bel po’, divenni allora famoso come “Il piccolo delinquente preso a calci da Anthony Quinn”.
Vittorio Colombo