
Nel cuore dell’Alto Garda, dove le strade sono un intricato reticolo che tiene insieme comunità, economie e paesaggi, il tema della mobilità torna a infiammare il dibattito pubblico. Ma questa volta a intervenire non è un sindaco, non è un partito, non è una forza politica: è il presidente dell’Azienda di promozione turistica Garda Dolomiti, Silvio Rigatti, uomo che vive e conosce il territorio prima ancora di rappresentarlo.
Con un messaggio accorato e pragmatico, Rigatti invita tutti — istituzioni, imprese, cittadini — a guardare la Variante di Torbole non come un terreno di scontro, ma come una straordinaria opportunità per immaginare un futuro diverso.
Un nodo trentennale, che oggi può essere sciolto
Per oltre trent’anni, la questione mobilità nell’Alto Garda è stata un cantiere infinito di idee, discussioni, veti e soluzioni mancate.
Nel frattempo il traffico è aumentato, la vocazione turistica si è consolidata, gli spostamenti quotidiani si sono intensificati… ma il problema è rimasto identico: il nodo di Torbole.
Oggi — sottolinea Rigatti — finalmente ci sono le condizioni per andare oltre le parole.
La Provincia autonoma di Trento ha stanziato 150 milioni di euro: un investimento raro, significativo, che rappresenta un segnale concreto di attenzione verso il futuro della Busa.
“È un’occasione da non perdere”, scrive Rigatti, “perché raramente simili risorse vengono destinate a un’opera strategica per la qualità della vita dei residenti e per il futuro turistico del territorio”.
“Non esiste una mobilità di un Comune o dell’altro. Esiste la mobilità della Busa”
Le ultime settimane hanno mostrato sensibilità diverse tra i Comuni interessati, con prese di posizione, preoccupazioni e richieste di chiarimenti.
Un confronto legittimo, ma che — avverte Rigatti — rischia di diventare improvvisamente sterile se trasformato in un braccio di ferro tra confini amministrativi.
Perché la vita quotidiana non ha confini: Riva del Garda, Arco e Nago-Torbole formano un unico organismo, dove migliaia di persone condividono ogni giorno spazi, flussi e opportunità.
“Dovremmo dare più fiducia ai tecnici”, suggerisce il presidente di Garda Dolomiti, ricordando che la viabilità è un ecosistema complesso fatto di sicurezza, tempi di percorrenza, sostenibilità, impatti paesaggistici.
Il territorio — insiste — ha bisogno di dialogo, collaborazione e visione sovracomunale.
Restituire il lungolago alle persone
Il cuore della visione proposta da Rigatti è semplice, ma rivoluzionaria: liberare il lungolago di Torbole dal traffico e restituirlo ai cittadini, ai bambini, ai turisti, agli sportivi.
“Non più una fila di auto parcheggiate vista lago”, scrive, “ma un fronte acqua moderno e vivibile: verde, pedonale, ciclabile”.
Un cambiamento che andrebbe oltre la mobilità, trasformando l’identità stessa del luogo.
E aprirebbe la strada a un nuovo assetto del quartiere Conca d’Oro:
un polo velico in linea con la tradizione sportiva dell’Alto Garda,
un parcheggio interrato che elimini definitivamente la sosta in superficie,
un collegamento più semplice e sicuro verso la località Busatte, oggi raggiungibile con percorsi poco adatti.
Sviluppo sì, ma con tutela e compensazioni ambientali
Il presidente Rigatti non nasconde l’importanza del tema ambientale. Il consumo di suolo, la tutela del paesaggio, la rinaturalizzazione e il riequilibrio ecologico devono — secondo lui — essere parte integrante del progetto.
“Il territorio può recuperare suolo pregiato in riva al lago”, osserva, indicando proprio nel riequilibrio ambientale uno dei punti chiave della trasformazione.
Perché la variante non può essere solo un’opera stradale, ma un intervento capace di coniugare mobilità moderna, qualità della vita, paesaggio e biodiversità.
“Una sfida da vincere insieme”
Il messaggio finale del presidente di Garda Dolomiti è un invito all’unità.
Non un appello politico, ma un richiamo al senso di responsabilità collettivo.
“In questo momento il territorio ha bisogno di unità”, scrive. “La Variante di Torbole è un investimento sul futuro della Busa, sulla qualità del paesaggio e sulla vita delle generazioni future”.
Un’opera che, se affrontata con visione e collaborazione, potrebbe cambiare il volto dell’Alto Garda, migliorando il quotidiano dei residenti e portando nuova energia a un territorio che vive del suo paesaggio, dei suoi spazi e della sua bellezza.
Una sfida grande, certo.
Ma, come ricorda Rigatti, è una sfida da vincere insieme.
Nicola Filippi