
Il progetto della variante di Torbole, considerato dalla Provincia di Trento una priorità per migliorare la viabilità dell’Alto Garda, divide profondamente i Comuni del territorio.
La decisione provinciale di inserire nel documento di programmazione l’intervento da 150 milioni di euro, con tracciato di 2,7 chilometri (oltre due in galleria a canna singola) tra la Conca d’Oro e la Linfano, è stata accolta con favore solo dal Comune di Nago-Torbole, mentre Arco e Riva del Garda esprimono forti perplessità.
La posizione della Provincia e l’appoggio di Nago-Torbole
Secondo il commissario straordinario dell’opera, Carlo Benigni, l’opzione individuata rappresenta la soluzione tecnicamente più vantaggiosa, sia per costi che per benefici complessivi.
Un giudizio condiviso dal sindaco Gianni Morandi, che considera la conferma del finanziamento un passo concreto verso un’opera attesa da anni.
Arco: “Un tracciato che ferisce il paesaggio e non risolve i problemi”
Ben diverso l’approccio della giunta di Arco, guidata da Arianna Fiorio, che giudica il progetto altamente impattante sul piano ambientale e paesaggistico.
Secondo l’amministrazione arcense la galleria tra Linfano e Conca d’Oro metterebbe a rischio aree agricole di pregio e altererebbe in modo irreversibile uno dei panorami più delicati dell’Alto Garda senza apportare reali benefici alla mobilità.
Il Comune contesta anche il metodo adottato dalla Provincia, ritenendo che le amministrazioni locali non siano state coinvolte in modo adeguato nel processo decisionale. La giunta chiede quindi l’avvio di una nuova fase di confronto, basata su una progettazione partecipata e su una più ampia valutazione di sostenibilità.
Nella sua analisi, Arco evidenzia tre punti principali di criticità:
il tracciato proposto raddoppierebbe la distanza per i mezzi provenienti dalla sponda veronese del lago, rendendo di fatto poco utilizzabile la nuova infrastruttura;
la deviazione del traffico verso il Linfano aggraverebbe la situazione viabilistica locale e non alleggerirebbe quella di Riva del Garda;
concentrare tutta la circolazione sulla galleria Loppio–Busa, già oggi sottoposta a forte pressione, potrebbe causare gravi problemi in caso di incidenti o lavori, con rischio di blocco totale della viabilità.
Per la giunta arcense, inoltre, l’opera non è prevista nel Piano stralcio della mobilità della Comunità Alto Garda e Ledro, circostanza che rende la scelta provinciale ancora più discutibile.
Riva del Garda: “Una soluzione inadeguata e pericolosa”
Anche Riva del Garda, con il sindaco Alessio Zanoni, esprime una posizione nettamente contraria.
L’amministrazione ritiene che la cosiddetta “variante breve” non offra una risposta concreta ai problemi di traffico della zona e rischi invece di produrre un nuovo danno ambientale, consumando ulteriore suolo e deturpando la piana della Busa.
Il Comune sottolinea inoltre che il tracciato scelto non garantisce la protezione della litoranea dal traffico di attraversamento e che l’allineamento verso il monte Brione potrebbe riaccendere l’ipotesi di un tunnel sotto il rilievo, progetto da sempre osteggiato dalla popolazione locale.
Riva del Garda continua invece a sostenere una soluzione alternativa, con partenza dalla Conca d’Oro e uscita alla rotatoria della Maza, dove termina il tunnel del Passo San Giovanni. Tale opzione, pur più costosa (circa 224 milioni di euro), viene ritenuta più coerente con la pianificazione territoriale e ambientale complessiva.
Alto Garda diviso
La frattura tra i sindaci dell’Alto Garda appare ormai evidente: da un lato Nago-Torbole, favorevole al progetto per motivi di efficienza e opportunità finanziaria; dall’altro Arco e Riva del Garda, che chiedono di sospendere l’iter e riaprire il confronto con il territorio.
Entrambi i Comuni contrari insistono sulla necessità di ripensare l’intervento, tutelando il paesaggio e garantendo una mobilità davvero sostenibile per l’intera area.