
La questione degli aumenti automatici delle indennità dei consiglieri regionali torna al centro della scena politica trentina. E ancora una volta, a far discutere è la scelta della maggioranza di respingere l’emendamento presentato dal Partito Democratico, volto a bloccare l’adeguamento automatico dei compensi dei consiglieri al contratto dei dipendenti regionali.
L’emendamento era stato portato in commissione legislativa dalla consigliera Michela Calzà, già vicesindaca di Dro e ora tra le voci più attive del PD sui temi della trasparenza retributiva. Il testo era sostenuto anche da Casa Autonomia.eu, ma non è bastato per superare il voto contrario della maggioranza.
Un film già visto: bocciato anche a luglio l’emendamento Zanella
Il gruppo consiliare PD ricorda che non si tratta di un caso isolato. Già lo scorso luglio, durante l’assestamento di bilancio, un emendamento identico presentato da Paolo Zanella aveva subito la stessa sorte. In entrambe le circostanze – denunciano i democratici – nonostante le promesse del presidente Kompatscher, dalla maggioranza non è arrivata alcuna proposta alternativa.
«In un momento di difficoltà economica e sociale – ha ribadito Calzà – la politica dovrebbe essere la prima a dare il buon esempio».
La posizione del PD: «Un teatrino poco edificante»
La nota diffusa nella tarda mattinata dal PD del Trentino è ancora più dura:
«Speravamo in una proposta della maggioranza, come aveva promesso il presidente Kompatscher, ma ad oggi l’unica proposta sul tavolo era la nostra. E anche questa volta è stata bocciata. Stiamo assistendo a un teatrino poco edificante per la politica, che invece avrebbe il dovere di dare un segnale di attenzione soprattutto in un periodo di crisi e incertezze economiche e sociali».
Il gruppo sottolinea che il meccanismo attuale – l’adeguamento automatico delle indennità ai rinnovi contrattuali dei dipendenti regionali – appare sempre meno compatibile con il quadro socioeconomico attuale, caratterizzato da inflazione, rincari e un crescente disagio delle famiglie.
Il nodo politico: la distanza tra istituzioni e cittadini
Il rifiuto della maggioranza riapre un interrogativo più ampio sul rapporto tra cittadini e istituzioni. Il PD rivendica una battaglia di “coerenza e trasparenza”, volta a ristabilire un rapporto di fiducia con la cittadinanza e a ridurre la distanza percepita tra la politica e la vita reale dei territori.
La scelta di bocciare nuovamente l’emendamento alimenta dunque un confronto politico destinato a proseguire anche nelle prossime settimane, con i democratici intenzionati a mantenere il tema al centro dell’agenda.
«Continueremo a chiederlo – conclude il PD – con coerenza e trasparenza». Un impegno che, almeno per ora, non trova sponda nella maggioranza regionale. (n.f.)