È bastato un gesto – un’astensione – per sollevare domande, reazioni e riflessioni politiche. Lunedì si è tenuta la prima assemblea della Comunità Alto Garda e Ledro, un appuntamento istituzionale importante che ha segnato l’inizio del mandato del neo-presidente Giuliano Marocchi, chiamato a delineare le linee guida del prossimo quinquennio. Un programma ambizioso, improntato a temi cruciali per il territorio: viabilità, mobilità, assetto urbanistico e soprattutto sociale.
Il discorso di Marocchi ha ricevuto apprezzamenti trasversali, incluso quello di Silvia Betta, ex vicesindaca della giunta Santi e oggi consigliera comunale di minoranza a Riva del Garda, nonché candidata sindaca alle recenti elezioni di maggio 2025. Eppure, nonostante le parole condivise, Betta ha deciso di non votare a favore della convalida dell’assemblea: un’astensione che ha lasciato “perplesso” – come lei stessa scrive – il nuovo sindaco Alessio Zanoni.
Una scelta che fa rumore
Nel suo intervento post-assemblea, affidato a un post pubblico, Silvia Betta rivendica la sua scelta con fermezza.
“Non ho votato contro, non ho votato a favore ma mi sono astenuta, nel pieno diritto delle mie funzioni, anche se il sindaco Zanoni non apprezza il pensiero che si discosta dal suo, prediligendo il pensiero unico”, scrive la consigliera.
La ragione della sua astensione risiede in una precisa questione sociale: la mancata riattivazione dello sportello sociale nel quartiere del Rione, attivo per cinque anni durante la passata amministrazione, oggi non previsto nella programmazione. Un segnale che per Betta rappresenta l’ennesima promessa disattesa.
“Uno sportello che ha sostenuto e incontrato moltissimi cittadini, ascoltandoli e cercando di risolvere i loro problemi quotidiani. Non posso condividere questa scelta. Un assessore al sociale dovrebbe essere il primo promotore di momenti di ascolto, non il contrario.”
Il nodo del sociale e il ruolo della Comunità
L’ex vicesindaca non punta il dito contro la Comunità in quanto istituzione – “non è certo suo compito attivare lo sportello”, precisa – ma contro chi, all’interno dell’esecutivo comunitario, detiene la delega al sociale, e che a suo dire non ha mostrato interesse per proseguire un servizio di prossimità che aveva radici profonde sul territorio.
Un gesto che per Betta indica una precisa direzione politica: quella dell’allontanamento dal cittadino reale, dalle sue fragilità e dai suoi bisogni, in favore di un’azione istituzionale più distante e formale.
Promesse elettorali al vaglio della realtà
Secondo Betta, la mancata volontà di ripristinare lo sportello rappresenta una rottura tra quanto promesso in campagna elettorale e quanto realizzato:
“Le promesse di ascolto vengono disattese. E anche io, purtroppo, mi posso definire perplessa per questo, come per molte delle scelte e delle priorità dell’attuale amministrazione di Riva.”
Apprezzamento e vigilanza
Pur non avendo votato a favore della convalida, Silvia Betta non chiude la porta al dialogo, anzi: esprime apprezzamento per l’impostazione programmatica del presidente Marocchi e augura buon lavoro all’intera assemblea.
“Mi auguro che il nuovo assessore di comunità, dopo aver ascoltato i bisogni dei nostri concittadini, cambi idea sull’importanza di momenti di condivisione e ascolto che vadano oltre i soli appuntamenti istituzionali.”
E conclude con una promessa: vigilanza attiva e partecipazione consapevole.
“Io sarò presente e attenta come il mio ruolo richiede e come da sempre intendo l’impegno politico, anche rischiando di lasciare perplesso il sindaco di Riva.”
Un’opposizione che alza la voce
L’intervento di Betta conferma il ruolo che la minoranza in Consiglio comunale intende svolgere nei prossimi anni: non un’opposizione passiva, ma una presenza vigile, disposta a condividere ciò che è utile per il territorio, ma anche a marcare con forza le distanze quando si ritiene che le priorità dei cittadini non siano rispettate.
Il sociale, in questo contesto, si conferma tema politico centrale, cartina di tornasole di visioni differenti su come gestire il cambiamento, l’ascolto e la vicinanza ai bisogni della comunità. E mentre la Comunità di Valle avvia il proprio lavoro, il dibattito sembra destinato a farsi più serrato, dentro e fuori le aule istituzionali. (n.f.)