
La Ciclovia del Garda torna al centro del dibattito politico e ambientale sul lago, una delle questioni più controverse degli ultimi anni per le comunità delle tre sponde. Il 14 gennaio 2026 il Coordinamento Interregionale per la tutela del Garda, il Coordinamento tutela ambiente Alto Garda e Ledro e il Comitato Salvaguardia Area Lago saranno nuovamente “auditi” dalla Terza Commissione Permanente Provinciale, competente in materia ambientale.
Si tratta della seconda audizione sul tema, dopo quella dell’ottobre 2024, e arriva in una fase in cui il progetto del tratto trentino occidentale – da Riva del Garda fino al confine con la Lombardia – continua a sollevare interrogativi, critiche e preoccupazioni.
Cos’è la Ciclovia del Garda
La Ciclovia del Garda è un progetto infrastrutturale di ampio respiro, pensato per collegare in modo continuo le sponde del lago attraverso un percorso ciclopedonale panoramico. L’obiettivo dichiarato è quello di promuovere la mobilità dolce e il turismo sostenibile, offrendo un itinerario sicuro e spettacolare sospeso tra acqua e roccia.
Alcuni tratti, come quello già realizzato tra Limone e Riva, sono diventati un’icona internazionale. Proprio su questo modello si innesta il progetto del prolungamento lungo la sponda occidentale trentina, un’area però particolarmente delicata dal punto di vista paesaggistico e idrogeologico.
Le criticità sollevate dalle associazioni
Nel comunicato, i coordinamenti annunciano che aggiorneranno la Commissione sugli sviluppi progettuali, soffermandosi in particolare sulla tipologia costruttiva prevista per il tratto occidentale. Secondo le associazioni, l’opera presenta gravissime criticità idrogeologiche, legate alla natura della roccia, alla stabilità dei versanti e all’esposizione costante della sponda a frane e smottamenti.
Altro nodo centrale è quello dei costi. Vengono definiti “stratosferici” e, soprattutto, non prevedibili fino alla conclusione dell’opera, con tempistiche giudicate del tutto incerte. Un aspetto che, a loro avviso, rischia di trasformare il progetto in un cantiere permanente, con impatti pesanti sul territorio e sulla viabilità.
La richiesta: sospendere il progetto
Alla luce di queste criticità, i coordinamenti chiederanno alla Commissione di farsi portavoce presso la Giunta provinciale di Trento per sospendere il progetto del tratto trentino occidentale. La richiesta è di aprire una riflessione alternativa, condivisa con la Regione Lombardia, che punti sulla navigazione lacustre anziché su nuove infrastrutture via terra.
La proposta prevede un potenziamento del servizio di battelli, estendendo le tratte non solo da Gardone ma anche da Salò fino a Limone e quindi a Riva del Garda. Una soluzione che, secondo i promotori, consentirebbe di preservare il paesaggio della sponda occidentale, evitando quello che viene definito “uno sfregio enorme”, e al tempo stesso migliorare la sicurezza della circolazione sulla SS45bis Gardesana occidentale, spesso congestionata e pericolosa.
Un tema che divide il Garda
La Ciclovia del Garda continua così a rappresentare una linea di frattura tra visioni diverse di sviluppo: da un lato chi vede nell’opera un volano turistico e un simbolo di mobilità sostenibile, dall’altro chi teme un impatto irreversibile su uno dei tratti più fragili e iconici del lago.
L’audizione del 14 gennaio si inserisce in questo confronto ancora aperto, destinato a proseguire. La partita, per il futuro della sponda occidentale del Garda, è tutt’altro che chiusa.
(n.f.)