Articolo pubblicato il: 05/12/2025 alle 18:49
La Busa - Ciclovia, il Coordinamento insorge: “Tra Ponale e Sperone opera irrealizzabile”
Posted By Redazione
Categoria: Ambiente, Amministrativa, Attualità, Notizie

 

Torna ad accendersi il dibattito attorno alla Ciclovia del Garda, l’imponente anello ciclabile da oltre 160 chilometri che il Ministero delle Infrastrutture punta a realizzare attorno al lago. Un progetto che da anni divide amministratori, residenti e associazioni, soprattutto lungo i tratti più complessi della sponda trentina. E proprio da qui arriva il nuovo, duro affondo del Coordinamento Interregionale per la Tutela del Garda, che in questi giorni ha inviato una dettagliata segnalazione alla Provincia di Trento e ai Consiglieri provinciali denunciando “l’ennesimo cortocircuito tecnico, economico e politico” del progetto.
Nel mirino c’è soprattutto il tratto compreso fra Sperone e Ponale, dove — secondo il Coordinamento — il recente PFTE (Piano di Fattibilità Tecnico-Economica) “conferma una follia ingegneristica”. Un’opera che insiste in un’area di “massima pericolosità idrogeologica” e che, per essere realizzata, richiederebbe lavori particolarmente invasivi: disgaggi massicci della parete rocciosa, ampie opere di protezione, gallerie e nicchie ricavate con preconsolidamenti profondi.
Un cantiere ciclopico, nel vero senso della parola, per una pista ciclopedonale larga appena tre metri.

 

 

Costi in volo e varianti continue
Il primo paradosso è economico: 17,2 milioni di euro per meno di un chilometro, a livello preliminare. Una cifra definita “già spropositata” ma destinata — dicono i firmatari — a “quadruplicare”, come avvenuto in altri tratti. Un costo paragonabile a quello di una galleria stradale larga dieci metri.
E non è tutto: il Coordinamento segnala che l’insieme dei cantieri avviati lungo la sponda trentina è già oggi ben lontano dal cronoprogramma approvato dalla Giunta provinciale nel 2023. Da allora i costi complessivi sono lievitati da 28 a quasi 80 milioni di euro, pur riguardando appena 5,5 chilometri di pista. E nel conteggio — spiegano — mancano ancora tratti particolarmente critici, come Casa della Trota–Foce Ponale e l’area dell’Hotel Pier.
Una lievitazione che, secondo il Coordinamento, non può più essere giustificata con l’aumento delle materie prime o con “la carenza di personale”, soprattutto in un’opera commissariata per accelerarne l’esecuzione.

I nodi geologici: “Rischi per la Gardesana”
Le criticità non sono solo economiche. I firmatari ricordano come l’area sia oggetto, fin dagli anni Duemila, di studi geologici molto dettagliati, fra cui quello dell’ingegnere Eugenio Castelli, stilato dopo la frana del 1999. Documenti che già certificavano la fragilità della parete.
Secondo il Coordinamento, gli interventi necessari per la ciclovia potrebbero addirittura mettere a rischio la stabilità della galleria Orione, dove passa il traffico della Gardesana occidentale. Mentre resta un’incognita tecnica il passaggio sul Ponale, per il quale — dicono — circolano soluzioni molto diverse, da nuove gallerie a ponti aerei.
Il preliminare del 2021, osservano con ironia, definiva il tratto come “pista ciclabile su terreno pianeggiante”. Ben lontano dalla realtà di una delle falesie più spettacolari, ma anche più delicate, dell’intero Lago di Garda.

“Uno sfregio paesaggistico”: flora, fauna e valore del paesaggio
Il Coordinamento parla apertamente di sfregio paesaggistico, denunciando gli impatti che il cantiere avrebbe sulla flora e sulla fauna che popolano quelle pareti, un ecosistema unico per valore naturalistico. Non solo: l’opera insiste in un’area con più livelli di tutela ambientale provinciali, elementi che rendono — a loro dire — ancora più inspiegabile la scelta politica di proseguire.
A ciò si somma un’altra questione: la crescente incertezza sul completamento dell’intero anello ciclabile su strada. Lombardia ha già scelto di abbandonare il tratto Gardone–Limone, sostituendolo con collegamenti via lago. E anche sul fronte veneto permangono tratti mai progettati o ritenuti non realizzabili.

La proposta: “Via d’acqua come alternativa sostenibile e già adottata”
Per il Coordinamento, la conclusione è inevitabile: l’anello ciclabile “tutto pedalabile” non è più un’opzione realistica. E occorre dirlo con chiarezza prima che il cantiere diventi un buco nero di spesa pubblica.
La richiesta avanzata alla Provincia è quindi quella di abbandonare il progetto su strada lungo il tratto Limone–Riva del Garda e valutare invece la cosiddetta via d’acqua, un collegamento cicloturistico misto tra piste esistenti e battelli, proposto già nei tavoli tecnici e ora sostenuto anche dalla Regione Lombardia.
Una soluzione, sostengono, “più economica, meno pericolosa e di rapida realizzazione”, capace di mantenere intatto il valore paesaggistico della sponda e, al contempo, garantire ai cicloturisti un’esperienza di qualità.

Il dibattito continua
La lettera inviata ai vertici provinciali conclude chiedendo alla Giunta di prendere una decisione politica coraggiosa, che eviti ulteriori spese e sofferenze ambientali. Una posizione netta che certamente riaccenderà un confronto già acceso, in un territorio che vive la Ciclovia del Garda come uno dei simboli più discussi di questa stagione infrastrutturale.
Tra aspettative, timori e visioni divergenti, la partita resta aperta. E il futuro dell’anello ciclabile più ambizioso d’Italia continua a passare, inevitabilmente, dalla sponda trentina. (n.f.)

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