Articolo pubblicato il: 04/06/2025 alle 19:30
La Busa - Arco, l’ex assessore Guido Trebo: “Chi dissente viene zittito. Anche con… l’urina”
Posted By Redazione
Categoria: Attualità, Cronaca, Notizie, Politica, Primo piano

 

Non è una provocazione, assicura lui. Ma certo è difficile non cogliere il suono del guanto di sfida lanciato tra le righe. Guido Trebo, ex assessore alla Cultura del Comune di Arco, è tornato a scrivere. E lo ha fatto con un lungo intervento sul suo blog personale, pubblicato il 3 giugno 2025, dal titolo inequivocabile: “Il coraggio di dire”.

Un testo denso, tagliente, a tratti doloroso, che è al tempo stesso una denuncia, una riflessione politica e un grido civile. Non tanto contro un avversario – almeno non formalmente – quanto contro un clima che, secondo Trebo, starebbe trasformando la libertà di parola in un privilegio per pochi.

“Non ho più un incarico, dunque dovrei tacere. Ma che c’entra? Sono un cittadino libero, come ogni altro”, scrive, rispondendo a chi – a suo dire – vorrebbe confinarlo al silenzio post-elettorale.

Cultura normalizzata o pluralità delle idee?
Trebo affonda il colpo soprattutto su una visione della cultura che definisce “inquietante”. Ricorda un’interrogazione dell’attuale sindaca Arianna Fiorio e dell’assessora Parisi, nella quale si proponeva alla cultura il compito di “migliorare il pensiero dell’uomo”. All’epoca gli era sembrato un incidente di percorso, oggi lo legge come un progetto consapevole di “normalizzazione del pensiero”.

Una critica pesante, che rimette al centro il ruolo della cultura nella società: dev’essere pluralismo o strumento di indirizzo ideologico? La domanda, anche se non posta direttamente, serpeggia tra le righe.

E Trebo non dimentica di ricordare il suo mandato: spazi concessi a tutti, eventi trasversali, zero censure, anche verso figure oggi al governo della città. Una rivendicazione che suona come monito verso chi oggi, a suo dire, privilegerebbe l’applauso unanime alla pluralità.

Minacce, insulti, intimidazioni: “Mi hanno detto: ‘Ora che Arco è nostra…’”
Il testo, però, non si ferma alla teoria politica. Diventa personale, crudo, intimo. L’ex assessore racconta di insulti online, aggressioni verbali per strada, e persino un episodio surreale quanto inquietante: urina sull’uscio di casa durante la campagna elettorale.

Ma ciò che colpisce di più è il racconto di una frase urlata in faccia: “Ora che Arco è nostra, a te non faremo fare più un c…”. Più che un insulto, una rivendicazione di potere che – se vera – fa tremare le fondamenta del dibattito democratico.

“Non odio, ma ho paura”
Il passaggio più toccante arriva nel finale: “Io non odio, ma ho paura”. Paura di un clima politico incattivito, di una gestione “isterica” del dissenso, di una decrescita felice che – teme – sarà tutto fuorché felice. Ma anche paura di scelte improvvisate, di cantieri incompiuti, di tagli alla cultura, di regolamenti penalizzanti per cittadini e imprese.

Una presa di posizione netta, che certo non passerà inosservata nei corridoi del Municipio. E che probabilmente farà discutere – e non poco – nei bar, nei social e nelle piazze di Arco.

Una testimonianza o un j’accuse?
Trebo dice di scrivere “non per provocare, ma per testimoniare”. Ma la sua è una testimonianza che suona come un atto d’accusa: contro il conformismo, contro l’intolleranza, contro la trasformazione della politica in tifo da stadio.

In un tempo in cui il dissenso è spesso scomodo, questa uscita pubblica riapre un dibattito necessario. Quanto spazio c’è ancora per il pensiero critico nella vita pubblica di una comunità? E chi governa, è disposto ad ascoltare anche ciò che non vorrebbe sentire?
La risposta, forse, arriverà nei prossimi giorni. Se non dai comunicati ufficiali, dai gesti, dalle reazioni. E soprattutto da quello che la città saprà fare di questo grido di allarme.

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Data e ora di stampa: 06/06/2025 22:23
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