
La Provincia autonoma di Trento ha avviato un progetto sperimentale nei boschi giovani di conifere per renderli più stabili, resilienti e capaci di produrre legno di qualità. L’iniziativa, promossa dal Servizio Foreste, unisce ricerca applicata, selvicoltura preventiva e nuove prospettive economiche per la filiera del legno, con ricadute anche in ambito turistico.
«Si tratta di un investimento concreto sulla qualità dei nostri boschi e sulle competenze del Corpo Forestale – sottolinea l’assessore alle foreste Roberto Failoni – Vogliamo valorizzare il legno trentino, rafforzare le filiere locali e costruire conoscenza tecnica utile a tutta la provincia».
Il progetto riguarda i boschi di abete rosso del Distretto forestale di Pergine, nei comuni di Levico Terme, Pergine Valsugana, Baselga di Piné e Bedollo. In queste aree, come in molte altre zone del Trentino, le cure colturali nei popolamenti giovani sono diminuite negli ultimi decenni per motivi economici. Il risultato è la presenza di foreste molto dense e uniformi, più vulnerabili e meno produttive. Gli interventi di diradamento programmati puntano a invertire questa tendenza, migliorando la struttura dei popolamenti, la qualità del legno futuro e la biodiversità degli habitat.
La Provincia finanzia l’azione con 300.000 euro nell’ambito delle strategie di prevenzione previste dalle Linee guida nazionali sul bostrico. L’obiettivo è favorire boschi più articolati e resistenti ai disturbi naturali, una necessità sempre più urgente in un contesto di cambiamenti climatici.
Il percorso prevede rilievi forestali tradizionali e con tecnologia LiDAR da drone, studi ecologici su suolo e fauna, progettazione degli interventi con martellata forestale, monitoraggio dei patogeni, lavori eseguiti in amministrazione diretta e analisi del mercato del legname. A conclusione dei cantieri, i rilievi verranno ripetuti per misurare con precisione gli effetti dei diradamenti, dati che saranno utilizzati anche per la formazione del personale forestale.
Il primo cantiere è stato avviato in Val Postesina, nel Comune di Levico Terme, su 15 ettari di pecceta situati tra i 1500 e i 1650 metri. L’area presenta diversi vincoli: manufatti della Prima Guerra Mondiale, zone di tutela del gallo cedrone e della salamandra di Aurora, oltre alla presenza di numerose malghe. L’intervento prevede l’abbattimento delle piante e l’installazione di dieci linee di gru a cavo, sistema che riduce al minimo gli impatti sul suolo grazie al trasporto sollevato.
Il progetto rientra nel “Fondo Bostrico”, istituito nel 2021 per sostenere le misure di tutela del territorio. Oltre a migliorare la stabilità dei boschi, mira a supportare imprese boschive e segherie in un periodo caratterizzato da scarsità di legname dovuta a Vaia e al bostrico.




