La sanità trentina si trova davanti a un bivio delicato e allarmante: mancano infermieri, e le soluzioni che si profilano rischiano di mettere in difficoltà gli ospedali, compreso quello di Arco.
A lanciare l’allarme è il consigliere provinciale del Partito Democratico Paolo Zanella, che con un’interrogazione alla Giunta chiede risposte urgenti sulla reale entità della crisi e sui possibili rimedi.
Una carenza strutturale
Il problema non è improvviso. Da anni si segnalava che l’arrivo della cosiddetta “gobba pensionistica” – con molti professionisti prossimi al ritiro – avrebbe potuto creare un vuoto importante negli organici. A questo si sommano le dimissioni degli ultimi anni, assenze per vari motivi e, fortunatamente, anche gravidanze. Il risultato, però, è lo stesso: oggi mancano circa 500 infermieri in Trentino.
Secondo i dati Istat, i ricoveri sono aumentati del 2% nel 2024 rispetto all’anno precedente, soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione. Di fronte a una domanda crescente, l’offerta sanitaria rischia di ridursi: posti letto chiusi o sotto-utilizzati, reparti già costruiti ma non attivati per carenza di personale, come la sub-intensiva dell’ospedale di Arco.
Due strade possibili, entrambe difficili
La Giunta si trova davanti a due opzioni, entrambe problematiche:
chiudere posti letto, riducendo l’offerta ospedaliera proprio quando ci si avvicina al periodo invernale, notoriamente più critico;
mantenere i reparti aperti riducendo i minuti assistenziali (cioè il tempo medio di assistenza per paziente), con il rischio di abbassare la qualità delle cure e di sovraccaricare ulteriormente chi resta in servizio, alimentando un circolo vizioso di dimissioni.
Il rischio, insomma, è di trovarsi con ospedali formalmente funzionanti ma con standard di assistenza compromessi, a scapito di pazienti e operatori.
L’Alto Garda tra luci e ombre
L’ospedale di Arco rappresenta un presidio fondamentale per l’Alto Garda. Negli ultimi anni sono stati avviati nuovi progetti, come i posti in sub-intensiva, ma la mancanza di infermieri ne impedisce la piena attivazione. Una contraddizione che pesa su un territorio che vive di turismo e accoglienza, con una popolazione residente che invecchia e che ha bisogno di servizi sanitari di prossimità.
Intanto, altrove in provincia si registrano chiusure e tagli: posti letto ridotti a Cavalese, reparti di rianimazione limitati al Santa Chiara di Trento, cure intermedie bloccate a Tione.
Soluzioni annunciate, ma ferme al palo
Zanella ricorda che, più di un anno fa, il ministro Schillaci aveva annunciato l’arrivo in Italia di 10.000 infermieri dall’India, di cui un centinaio destinati al Trentino: un piano di reclutamento che avrebbe potuto offrire respiro immediato, ma che oggi sembra essersi arenato. Anche la figura dell’assistente infermiere, proposta come soluzione emergenziale, rimane per ora solo sulla carta.
Per il consigliere, il problema vero è a monte: «Era necessario aumentare i posti nei corsi di laurea in infermieristica almeno cinque anni fa, quando il settore era ancora attrattivo. Oggi siamo in ritardo e senza nemmeno misure emergenziali all’orizzonte».
Le domande alla Giunta
Con la sua interrogazione, Zanella chiede alla Giunta provinciale di chiarire:
quanti infermieri mancano effettivamente nelle diverse unità operative dell’Apss;
quanti sono andati in pensione e quanti andranno nei prossimi anni;
quante dimissioni volontarie si sono registrate;
a che punto sono le graduatorie e i bandi concorsuali;
quali misure immediate si intendono mettere in campo.
Un tema che riguarda tutti
Per i cittadini di Arco e dell’Alto Garda, la questione non è astratta: significa chiedersi se l’ospedale locale sarà in grado di garantire i servizi essenziali, soprattutto nei periodi di maggiore pressione. Significa anche interrogarsi sul futuro di un sistema sanitario che rischia di non reggere l’urto dell’invecchiamento della popolazione.
La sensazione diffusa è che il tempo delle analisi sia finito: ora servono risposte concrete, prima che la carenza di infermieri diventi un’emergenza non più gestibile. (n.f.)