Un frammento metallico scagliato da una trinciatrice ha rischiato di trasformarsi in una condanna a morte. È quanto accaduto a un uomo altogardesano che, mentre stava falciando l’erba, è stato colpito al torace da un pezzo di circa sette centimetri. Il corpo estraneo ha perforato il polmone destro e, soprattutto, l’aorta toracica: una lesione gravissima che senza un soccorso immediato avrebbe avuto conseguenze fatali.
Il fatto è successo qualche settimana fa, ma la sua storia è stata resa nota solo adesso che l’uomo è stato dimesso. Trasportato d’urgenza con l’elicottero dall’ospedale di Arco al Santa Chiara di Trento, il paziente è stato subito affidato a un’équipe multidisciplinare composta da cardiochirurghi, chirurghi vascolari, anestesisti e chirurghi toracici. Qui si è deciso di tentare un intervento “ibrido”, una procedura che unisce due approcci: una prima fase a torace aperto per rimuovere il corpo estraneo e una seconda fase endovascolare, cioè dall’interno dei vasi sanguigni, per riparare l’aorta con una protesi. Grazie a questa tecnica, molto meno invasiva rispetto alla sostituzione dell’aorta, l’uomo è stato salvato.
L’operazione, guidata dal professor Francesco Onorati insieme al dottor Stefano Bonvini e alle rispettive équipe, è stata un successo. Dopo un periodo in terapia intensiva e la degenza in reparto, il paziente è stato dimesso in buone condizioni di salute.
«Questo caso dimostra l’efficienza della rete sanitaria trentina – ha spiegato il professor Onorati –. Diagnosi rapida, trasferimento tempestivo e collaborazione tra specialisti hanno permesso di salvare una vita che altrimenti sarebbe andata perduta».
Il dottor Bonvini ha sottolineato l’importanza del lavoro di squadra: «La perfetta integrazione tra cardiochirurghi, chirurghi vascolari e anestesisti ha reso possibile un intervento rapido ed efficace su una lesione aortica gravissima. L’approccio ibrido ha ridotto i rischi e i tempi di recupero, trasformando una situazione disperata in un lieto fine».
L’episodio diventa anche l’occasione per guardare al futuro. Il Santa Chiara è infatti pronto a inaugurare una nuova “sala ibrida”, un ambiente ad alta tecnologia che consentirà di combinare in tempo reale interventi chirurgici tradizionali e tecniche endovascolari. Un passo in avanti che allinea l’ospedale trentino ai migliori centri italiani ed europei.
La struttura ha già introdotto procedure innovative, come la riparazione mini-invasiva della valvola mitrale, e sta lavorando per avviare programmi di impianto di cuori meccanici e, in prospettiva, di trapianto cardiaco. «Il futuro – ha aggiunto Onorati – sarà la chirurgia robotica, naturale evoluzione delle tecniche mini-invasive».
Quella che poteva essere una tragedia si è così trasformata in un esempio di sanità d’eccellenza, dove competenze diverse e tecnologie moderne hanno fatto la differenza tra la vita e la morte.