Dopo l’eco mediatica della denuncia di Luca Grazioli sul lato oscuro del nuovo turismo emergente a Riva del Garda, pubblicata in anteprima dal sito La Busa e rapidamente diventata virale, con decine di migliaia di visualizzazioni e commenti, entra nel dibattito anche il mondo politico. Lo fa con un lungo comunicato Elisabetta Aldrighetti, consigliera coordinatrice di Fratelli d’Italia per l’Alto Garda e Ledro, nonché esponente del gruppo consiliare di Riva del Garda.
Riva del Garda: Luca Grazioli denuncia il lato oscuro del turismo emergente
Il titolo scelto è chiaro: “Turismo arabo, il nostro punto di vista”. Il tono, fermo ma pacato, è un invito a una riflessione più strutturata e priva di derive polemiche.
Dall’identità turistica al rischio squilibrio
Nel comunicato, Aldrighetti parte da un riconoscimento: il Garda trentino ha costruito negli anni una reputazione solida come meta d’eccellenza per il turismo outdoor, fondato su natura, sport, escursionismo, vela e ciclismo. Un modello che ha creato occupazione in settori ben definiti: noleggi, guide alpine, ristorazione tipica, attività sportive.
Ed è proprio questo modello, secondo Fratelli d’Italia, a rischiare oggi un disequilibrio economico. Non per via di un’apertura verso nuove culture, chiarisce la consigliera, ma per una divaricazione oggettiva tra la proposta storica del territorio e le abitudini di consumo dei nuovi flussi turistici, in particolare quelli arabi.
“Se alcuni settori non vengono più sostenuti da un certo tipo di turismo affine alla nostra proposta, quei comparti rischiano di spegnersi”, si legge nel comunicato.
Chi promuove cosa, e verso chi?
Altro nodo sollevato è quello della promozione turistica internazionale. Secondo Aldrighetti, non è credibile attribuire l’attuale impennata del turismo arabo unicamente all’effetto di un’influencer, come ipotizzato da alcuni: “Se la promozione verso il mondo arabo è stata così efficace, lo stesso impegno va messo verso quei Paesi – come Germania, Austria, Svizzera e Olanda – che storicamente sono stati in sintonia con la nostra offerta e che oggi rischiamo di trascurare.”
Una riflessione che richiama alla necessità di riequilibrare la composizione dei flussi turistici per evitare che il territorio perda la sua clientela tradizionale.
Identità locale e accoglienza: un equilibrio delicato
Nel comunicato, Aldrighetti si dice preoccupata anche per alcune iniziative istituzionali volte ad “adattare l’accoglienza” al nuovo turismo. Per Fratelli d’Italia, questa strategia rischia di snaturare l’identità turistica e culturale del Garda trentino: “Piuttosto che interrogarci su come cambiare per accogliere abitudini che ci sono estranee, forse dovremmo chiederci come riconquistare quei turisti che hanno sempre fatto parte della nostra realtà.”
Il messaggio è chiaro: inclusione sì, ma senza abbandonare la vocazione territoriale storica. L’obiettivo non è escludere, sottolinea Aldrighetti, ma evitare che l’accoglienza diventi un’operazione a senso unico. “Se adattiamo l’offerta solo per inseguire chi arriva oggi, rischiamo di perdere chi è sempre venuto da noi. E, con lui, anche un modello turistico che ha fatto grande Riva del Garda nel mondo.”
Un dibattito che si allarga
L’intervento di Fratelli d’Italia si inserisce in un dibattito sempre più acceso tra istituzioni, cittadini e operatori economici, divisi tra chi chiede maggiore apertura e chi teme un cambiamento troppo rapido e non governato.
Il post-denuncia di Luca Grazioli, che ha messo in evidenza aspetti critici legati al decoro urbano, alla convivenza e alla gestione dei flussi, ha avuto il merito – o l’effetto – di portare alla luce un malessere latente in parte del tessuto economico e sociale. Ora, la politica inizia a prendere posizione.
Verso quale modello turistico?
La vera questione, al di là delle polemiche, sembra essere: che turismo vuole essere il Garda trentino nei prossimi anni? Outdoor o urbano? Internazionale o selettivo? Accogliente o identitario?
Il rischio, sottolineano diversi osservatori, è che l’assenza di una strategia di medio-lungo termine lasci campo a interventi estemporanei, reazioni a caldo, o promozioni “spot” che finiscono per scontentare tutti: i residenti, i turisti storici e anche i nuovi visitatori.
Per ora, il dibattito è aperto. Ma il confronto – se condotto in modo costruttivo – potrebbe rappresentare un’opportunità per ridefinire le basi di un turismo sostenibile, coerente e realmente condiviso.
(n.f.)