
È un episodio che dura pochi secondi, spesso senza testimoni. Un colpo secco, poi il silenzio. L’altro giorno in via Santa Caterina ad Arco i custodi forestali hanno recuperato il corpo di un picchio verde, magnifico e inconfondibile abitante dei nostri ambienti periurbani. L’animale si era schiantato contro la vetrata di un edificio commerciale: una barriera invisibile ai suoi occhi, fatale per il suo volo.
A raccontare l’accaduto è stata l’assessora all’ambiente del Comune di Arco, Chiara Parisi, che ha voluto trasformare questo episodio in uno spunto di riflessione più ampia. Non una semplice segnalazione, ma un richiamo chiaro a un tema spesso sottovalutato: il rapporto tra architettura moderna e fauna selvatica, soprattutto in contesti urbani e periurbani.
Un problema enorme, spesso ignorato
Ogni anno milioni di uccelli muoiono in Europa e in Italia a causa dell’impatto contro superfici vetrate: edifici, pensiline, barriere antirumore. Le stime parlano di 15–30 milioni di esemplari all’anno solo nel nostro Paese, un numero probabilmente sottostimato. Non si tratta di eventi eccezionali, ma di una delle principali cause di mortalità per l’avifauna in ambiente urbano.
Il motivo è semplice e crudele: gli uccelli non percepiscono il vetro come un ostacolo. Le superfici trasparenti o riflettenti restituiscono l’illusione di uno spazio aperto, del cielo che continua o di un habitat verde che prosegue. Il volo si interrompe bruscamente, quasi sempre senza possibilità di sopravvivenza.
Il picchio verde recuperato ad Arco è una specie protetta, legata a mosaici di boschi, prati e alberature mature. La sua presenza racconta di un territorio ancora ricco di biodiversità, ma anche della fragilità di questo equilibrio quando la città cresce senza tener conto di chi la abita… oltre agli esseri umani.
Città più naturali fanno bene a tutti
Come sottolinea l’assessora Parisi, costruire città più accoglienti per la biodiversità non è un lusso, ma una necessità. È ormai dimostrato che vivere in ambienti più naturali e diversificati migliora la salute fisica e psichica delle persone, riduce i costi sanitari e favorisce una qualità della vita più alta, anche in età avanzata.
In questo senso, ogni dettaglio progettuale conta. Anche – e soprattutto – quelli che sembrano invisibili, come una grande vetrata.
Soluzioni semplici, efficaci, già disponibili
Il dato forse più sconcertante è che il problema ha soluzioni semplici e poco costose. Esistono marcature a punti o strisce da applicare sull’intera superficie del vetro, capaci di rendere visibile l’ostacolo agli uccelli senza compromettere l’estetica degli edifici. Interventi che possono essere previsti già in fase di progettazione o aggiunti successivamente, anche su strutture esistenti.
Ridurre l’impatto degli edifici sulla fauna significa prevenire morti inutili, risparmiare costi futuri e rendere le città più responsabili. Un tema su cui associazioni come la LIPU lavorano da anni, offrendo linee guida e buone pratiche per progettisti, amministrazioni e cittadini.
Verso regole e consapevolezza
Ad Arco, l’episodio del picchio verde non resterà isolato. Tra gli obiettivi dichiarati dall’amministrazione c’è quello di affrontare il tema della biodiversità urbana in modo strutturale: attraverso i regolamenti comunali e momenti pubblici di confronto, per accompagnare architetti, imprese e cittadini verso una convivenza con la natura meno conflittuale.
Perché la sostenibilità non si misura solo in grandi opere o slogan, ma anche nella capacità di evitare “tragedie” silenziose come questa. E di ricordarci che una città davvero moderna è quella in cui il volo di un uccello non si interrompe contro un vetro invisibile.
(n.f.)