All’ospedale di Arco chiude un altro reparto, quello di psichiatria, per “mancanza di risorse”. Il consigliere provinciale di Onda, Filippo Degasperi, da sempre attento alle problematiche sanitarie locali e trentine, lancia un appello affinché venga fatto “un approfondimento rispetto a rischi più volte denunciati per pazienti, professionisti e soprattutto per le famiglie”. A creare ancora più preoccupazione la “cronica mancanza di personale e il recente pensionamento del reparto di psichiatria di Arco, il dottor Goglio”.
“L’inesorabile impoverimento della psichiatria avviato in Trentino a spese dei più deboli (ricordiamo anche la chiusura e la successiva privatizzazione della comunità I Larici di Pergine Valsugana) – scrive Degasperi nella sua interrogazione al presidente del Consiglio Provinciale, Claudio Soini – ha un prologo proprio nelle scelte sull’assetto territoriale che ha portato alla soppressione del distretto Arco – Tione, il suo accorpamento con Rovereto e il comando del precedente responsabile in Provincia”.
Il 7 febbraio 2023 è stato presentato il progetto che confermava “l’eliminazione dei 16 posti letto ospedalieri di Arco e la sostituzione con 7 posti letto presso il Centro crisi adolescenti e 8 posti per il CSM H24, entrambi presso la strutture Le Palme – scrive ancora Degasperi – a farne le spese sono il personale con carichi di lavoro estenuanti e ovviamente i pazienti e le loro famiglie per i quali, se il progetto si concretizzasse, si prospettano pellegrinaggi costanti verso Trento o Borgo Valsugana”.
Per il consigliere di Onda, “nonostante il tentativo di far passare l’iniziativa come un’evoluzione positiva del sistema, i dati e gli approfondimenti dimostrano che sono numerose le zone d’ombra che conseguono al taglio – illustra ancora Filippo Degasperi – I reparti ospedalieri (SPDC) assicurano il trattamento delle acuzie e della vera emergenza psichiatrica in condizioni di sicurezza e di competenza non compatibili con altro. Oggi sono attivi gli SPDC dell’ospedale di Trento (14 posti letto, di cui 2 Covid, e non 16), dell’ospedale di Borgo (16 posti letto di cui 2 Covid) e di Arco (16 posti letto). Già con questa architettura i reparti sono sempre in affanno e non è facile trovare posti letto liberi. La chiusura dell’SPDC di Arco, considerato che l’offerta del Centro Le Palme non può essere considerata equivalente, avrà ripercussioni sugli ospedali di Trento e Borgo, senza che per questi ultimi si sia a conoscenza di interventi di potenziamento”.
Degasperi scrive inoltre che “la vera ragione della chiusura del reparto ce la raccontavano i protagonisti della scelta: il dottor Agostini spiegava che “la carenza di personale non consente di mantenere in vita strutture costantemente a rischio chiusura”. E ci ricordava che “in Veneto e in Lombardia, negli ultimi due anni ne sono stati chiusi senza preavviso numerosi per mancanza di risorse”. Gli faceva eco l’assessora Segnana: “Serve far fronte alla nota carenza di personale che non consente di mantenere in vita strutture costantemente a rischio di chiusura”.
Per questa serie di motivazioni, il consigliere Degasperi chiede alla Giunta provinciale di sapere “chi sarà il responsabile del Centro medico Le Palme di Arco e come è stato individuato; chi, tra gli specialisti, assicurerà la pronta disponibilità; quali modalità di confronto hanno attuato Provincia e Apss, quando e con chi prima di pervenire alla chiusura dell’SPDC dell’ospedale di Arco; dove saranno ricoverati i pazienti psichiatrici del Distretto Sud (Da Rovereto a Storo) che necessitano di cure ospedaliere e se è intenzione promuovere un confronto riservato con il personale coinvolto tra Rovereto e Arco per meglio comprendere le conseguenze della scelta già operata, le criticità del servizio e la sostenibilità del carichi di lavoro e di responsabilità”.