L’Alto Garda è davvero un territorio capace di accogliere i suoi giovani, offrendo loro prospettive di vita e di futuro? È da questa domanda che prende forma la serata “È sostenibile essere giovani in Busa?”, in programma mercoledì 24 settembre alle 20.30 presso Cantiere 26 a Prabi di Arco, organizzata dall’associazione Smart in collaborazione con Ruma Agency, Il T quotidiano e la Cassa Rurale Alto Garda e Rovereto.
Un appuntamento che non nasce dal nulla, ma che si inserisce in un percorso di riflessione avviato già lo scorso anno con altri eventi, e che oggi torna al centro del dibattito pubblico grazie a un lavoro di ricerca, ascolto e confronto.
Un questionario, 300 voci raccolte
Al cuore della serata ci sarà la presentazione dei risultati di un questionario online al quale hanno risposto 300 giovani della Busa. Un patrimonio prezioso di testimonianze e dati che restituisce una fotografia inedita delle sfide quotidiane delle nuove generazioni: dalla ricerca di una casa accessibile, al lavoro, fino ai problemi di mobilità.
Accanto alla restituzione del sondaggio, interverranno l’antropologa e giornalista Sara Hejazi, con uno sguardo sulle trasformazioni culturali e sociali che attraversano i territori, e il giornalista del T quotidiano Leonardo Omezzolli, che porterà una fotografia delle politiche in atto nell’Alto Garda.
Un dibattito che riguarda tutti
Non si tratta di un evento “solo per giovani”: l’invito è rivolto a tutti i cittadini, con l’idea che il futuro del territorio sia un affare collettivo. «È un processo di conoscenza e di partecipazione – spiega Francesco Picello, presidente di Smart – che vuole stimolare nuove visioni e policy in grado di sostenere chi vive qui, indipendentemente dall’età».
La serata metterà in evidenza alcune domande cruciali:
I giovani riescono a costruire il proprio futuro in Alto Garda o sono costretti a guardare altrove?
Il territorio è capace di essere accogliente verso tutte le categorie di persone, o rischia di perderne progressivamente alcune?
Siamo consapevoli delle conseguenze quando un territorio perde la sua biodiversità culturale?
Politiche coraggiose e società civile
Dietro a queste domande si intravede una sfida politica e sociale: gli attori istituzionali locali stanno tenendo conto delle tendenze in atto? Esistono scelte coraggiose che possano invertire la rotta? E, parallelamente, quale ruolo può avere la società civile nel promuovere una cultura accogliente e nel creare nuove opportunità di abitare, muoversi e lavorare in Busa?
Dal progetto Arco Slow al futuro
La serata del 24 settembre rappresenta uno degli output del progetto “Verso una cultura del muoversi e abitare sostenibili in Alto Garda”, culminato lo scorso anno con la prima edizione di Arco Slow. Un percorso che, passo dopo passo, cerca di intrecciare ricerca e azione concreta, con l’obiettivo di immaginare nuove traiettorie per il territorio.
«Ci rivolgiamo a chiunque – concludono Picello insieme a Martina Mosconi e Ilaria Argenziano – senta la responsabilità di partecipare a un dibattito che riguarda tutti: il futuro della Busa passa dalla capacità di renderla un luogo sostenibile per vivere, crescere e restare». (n.f.)