
A Dro la Variante generale n. 16 al Piano regolatore si conferma uno dei dossier più intricati e delicati degli ultimi anni. Una vicenda fatta di passaggi tecnici, incompatibilità, commissariamenti e continui rimpalli istituzionali, che anche nella seduta di ieri sera ha mostrato tutta la sua complessità.
Il consiglio comunale era stato convocato, giovedì 11 dicembre, con un unico punto all’ordine del giorno: la presa d’atto della procedura per l’adozione definitiva della variante, un documento corposo – sette pagine fitte di riferimenti normativi e cronologia degli atti – letto in aula dalla presidente del consiglio Valentina Benuzzi. Un passaggio necessario per ricostruire l’intero percorso amministrativo, dall’elaborazione degli indirizzi fino alla raccolta delle 178 osservazioni presentate da cittadini e professionisti, passando per la redazione tecnica dell’architetto Marco Piccolroaz.
Incompatibilità a cascata: l’aula si blocca
Ma ancora una volta è stato il tema delle incompatibilità a fermare tutto. Già nel luglio 2024 dieci consiglieri avevano dovuto astenersi sull’atto, rendendo necessario l’intervento di un commissario ad acta. A quel tempo era stato nominato l’architetto Aldo Marzoli, che il 25 ottobre 2024 aveva firmato la prima adozione della Variante 16.
Poi, però, è arrivato il rinnovo elettorale di maggio. Nuova sindaca, nuova giunta, nuovo consiglio… ma nessuna nuova deliberazione che confermasse ufficialmente la figura del commissario.
Una dimenticanza? Una lacuna formale? Un punto rimasto sospeso?
Di certo, una questione che ha complicato ulteriormente un iter già difficile.
Giovedì sera, dopo il consiglio informale convocato nelle scorse settimane e la raccolta delle nuove dichiarazioni di compatibilità, la situazione è apparsa chiara: 11 consiglieri di maggioranza su 12 si sono dichiarati incompatibili. Quasi l’intero gruppo che sostiene l’attuale amministrazione, guidata dalla sindaca Ginetta Santoni.
Senza numeri, nessuna decisione può essere formalmente adottata.
E senza consiglieri compatibili è impossibile perfino convocare la CUTA, la commissione urbanistica che dovrebbe esaminare la variante prima del voto.
La richiesta alla Provincia: “Nominate un commissario”
L’unica strada, dunque, è tornare da dove tutto era iniziato: chiedere alla Provincia la nomina di un nuovo commissario ad acta.
Il consiglio comunale ha approvato la richiesta, sottolineando la necessità – per ragioni di costi e tempistiche – di confermare lo stesso commissario già nominato in passato, l’architetto Marzoli. Sarà lui, se riconfermato, a dover: ratificare gli atti compiuti dopo la decadenza formale del commissario; valutare la correttezza della procedura; portare a termine l’iter, compresa la definitiva approvazione della variante.
Un compito delicato che arriverà in un momento in cui la Variante 16, dopo anni di discussioni, sembra sempre sul punto di chiudersi… salvo poi finire in un nuovo binario morto.
Le minoranze: “Troppe ombre sull’iter”
Il racconto dei fatti non ha convinto i gruppi di minoranza.
Durante la seduta è stata letta una nota congiunta dal consigliere Marco Santoni (Unione Democratica), che ha sollevato dubbi interpretativi, perplessità procedurali e diverse lacune nell’iter amministrativo. Al termine degli interventi, le minoranze hanno scelto di non partecipare al voto, lasciando che la delibera passasse con i soli voti della maggioranza (quella parte non dichiarata incompatibile).
Un’immagine che restituisce tutta la tensione politica attorno a questo dossier: maggioranza “immobilizzata” da vincoli formali, minoranze critiche ma impossibilitate a incidere, e un territorio che attende risposte su una variante che tocca urbanistica, sviluppo locale e futuro del paese.
Un iter che continua a fare discutere
La Variante 16 è diventata, nel giro di pochi mesi, una sorta di cartina tornasole della macchina amministrativa.
Tra commissariamenti, astensioni obbligate, dubbi giuridici e passaggi da rifare, la vicenda mostra quanto fragile possa essere l’equilibrio istituzionale quando urbanistica, politica e normative sulla trasparenza si incrociano.
Ora la palla passa alla Provincia.
E la comunità di Dro, ancora una volta, dovrà attendere per conoscere il proprio futuro. (n.f.)