Articolo pubblicato il: 17/05/2025 alle 17:00
La Busa - Crisi alla Dana: vendita, delocalizzazione e una condanna per discriminazione di genere
Posted By Redazione
Categoria: Cronaca, Economia, Notizie

 

La situazione negli stabilimenti Dana di Arco e Rovereto si fa sempre più tesa. Alla già annunciata volontà da parte della multinazionale americana Dana Incorporated di vendere 11 dei suoi 12 stabilimenti italiani – compresi quelli trentini – si aggiunge ora una sentenza della Corte d’Appello di Trento che condanna l’azienda per discriminazione di genere. Un doppio fronte di crisi, industriale e sociale, che sta mobilitando lavoratori, istituzioni e forze politiche locali.
Produzione a rischio, 950 lavoratori coinvolti
Gli impianti di Arco e Rovereto, parte della divisione Off-Highway di Dana, sono coinvolti in un piano di dismissione che interesserà circa 3.800 lavoratori in tutta Italia, di cui quasi 1.000 solo in Trentino. A preoccupare è in particolare la decisione di delocalizzare il 30% della produzione di Rovereto in Messico entro la metà del 2026, rendendo quello trentino l’unico sito al mondo interessato da questa scelta tra i 30 stabilimenti Dana globali.
Le rappresentanze sindacali denunciano la totale mancanza di chiarezza da parte della proprietà, l’assenza di garanzie occupazionali e una gestione unilaterale del futuro industriale del territorio. Negli scorsi mesi si sono susseguiti scioperi e presidi, coinvolgendo non solo i dipendenti Dana, ma anche numerose aziende dell’indotto come Sapes, Omr, Sata, Meccanica Cainelli e altre.

 

 

Le istituzioni promettono impegno
L’assessore allo sviluppo economico della Provincia di Trento, Achille Spinelli, ha ribadito il massimo impegno per garantire la continuità produttiva e occupazionale, affermando la volontà di accompagnare l’ingresso di eventuali nuovi investitori mantenendo l’industria meccanica trentina come un asset strategico. Anche a livello nazionale il caso è approdato in Parlamento, con un’interrogazione urgente presentata dalla deputata trentina Sara Ferrari (PD), che chiede risposte concrete dal Ministero delle Imprese.
La condanna per discriminazione di genere: la soddisfazione del Circolo Pd di Arco
In questo contesto già fragile, arriva una sentenza destinata a fare rumore. La Corte d’Appello di Trento ha infatti condannato Dana per discriminazione di genere nei confronti di una lavoratrice interinale in gravidanza, licenziata senza preavviso dallo stabilimento di Arco. La decisione è stata accolta con soddisfazione dal Circolo PD di Arco, che in una nota scrive:
«Si tratta di una sentenza importante che fa luce su una pratica inaccettabile: l’abuso dei contratti di somministrazione e l’assenza di tutele per le lavoratrici, soprattutto quelle più fragili, sono una vera emergenza sociale, anche nel nostro territorio».
Il comunicato prosegue sottolineando la gravità delle modalità con cui si è verificata la discriminazione:
«Una maternità a rischio è diventata motivo di esclusione. Senza una telefonata, senza un colloquio, senza alcuna spiegazione: è così che una lavoratrice è stata lasciata a casa. Questo è inaccettabile e profondamente ingiusto».
E ancora:
«Un contratto di somministrazione con scadenza al 2049 non è solo un paradosso: è la dimostrazione di come si sia completamente snaturata la funzione originaria di questi contratti, nati per garantire flessibilità e diventati strumenti di precarizzazione estrema».
Il PD di Arco elogia poi il coraggio della lavoratrice:
«Ha dimostrato una forza e una determinazione che meritano ammirazione. Ha dato voce a tante altre donne che subiscono in silenzio. La legge, in questo caso, è stata dalla parte giusta».
Infine, un messaggio forte rivolto alle istituzioni:
«Non possiamo più permetterci di ignorare questi segnali. Serve un impegno concreto per la dignità del lavoro. Come Circolo non abbiamo mai smesso di prestare attenzione a queste tematiche, ma chiediamo che anche chi governerà in futuro prenda una posizione chiara e si assuma le proprie responsabilità. Restare in silenzio non è più un’opzione».
Un punto di svolta possibile
La vicenda giudiziaria, pur circoscritta a un singolo caso, si inserisce in un clima generale di incertezza, contratti precari e crescente disagio tra i lavoratori. Il richiamo del PD locale si fa portavoce di una comunità che non intende più restare a guardare, mentre un tessuto industriale strategico viene smantellato e i diritti basilari vengono messi in discussione.
Tra strategie aziendali discutibili e importanti affermazioni di principio, la questione Dana rappresenta oggi uno snodo cruciale per il futuro dell’industria trentina. La speranza è che questa sentenza e l’intera vicenda possano diventare un’occasione di risveglio collettivo, politico e istituzionale.

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