A dieci anni dall’inizio degli interventi, l’area del compendio di Castel Penede rimane ancora chiusa e priva di una visione chiara. Il gruppo consiliare di minoranza “Rinascita e Sviluppo” chiede trasparenza, un piano organico e tempi certi per la restituzione del sito alla comunità.
Sono passati più di dieci anni da quando sono iniziati gli scavi e i lavori di restauro a Castel Penede, uno dei luoghi più iconici e carichi di storia del territorio di Nago-Torbole. Eppure, nonostante gli ingenti investimenti pubblici destinati negli anni — e i nuovi fondi stanziati anche nell’ultima variazione di bilancio — il castello rimane un cantiere a porte chiuse, senza un percorso visitabile né una data di riapertura all’orizzonte.
È da questo stallo, e da un crescente malcontento cittadino, che prende le mosse l’interrogazione presentata nei giorni scorsi dai consiglieri di “Rinascita e Sviluppo per Nago-Torbole”. Il documento, indirizzato al consigliere delegato Davide Rigotti — a cui l’Amministrazione ha affidato il compito di seguire il progetto speciale per la valorizzazione di Castel Penede — solleva una serie di questioni puntuali e chiede, in sostanza, di fare chiarezza.
Un sito prezioso ma ancora inaccessibile
Nell’interrogazione si ricorda come Castel Penede rappresenti “un patrimonio storico, archeologico e paesaggistico di eccezionale valore” e al contempo una risorsa strategica per la qualificazione dell’offerta turistico-culturale del territorio. Eppure, sottolineano i consiglieri, dopo anni di interventi e campagne di scavo, il sito resta non fruibile, privo di un percorso in sicurezza e soprattutto senza un progetto organico che ne indichi finalità, funzioni e tempi di restituzione alla collettività.
L’ultima variazione di bilancio, approvata a luglio dal Consiglio comunale, prevede altri 290.000 euro di spesa per attività eterogenee: un info point, percorsi, un polo culturale e il restauro della parte sommitale. Ma secondo i proponenti dell’interrogazione, a fronte di questo nuovo investimento, non esiste ancora alcun Piano di Fattibilità Tecnico-Economica (PFTE), cioè quel documento progettuale che dovrebbe garantire una visione complessiva e sostenibile dell’intervento.
Cinque domande alla maggioranza
Nel dettaglio, l’interrogazione chiede al consigliere delegato Rigotti di chiarire:
Lo stato attuale del progetto, dal punto di vista tecnico e finanziario, e le eventuali criticità emerse.
Il rendiconto completo delle spese sostenute per Castel Penede dal 2015 ad oggi, suddiviso per annualità e tipologia di intervento (scavi, restauri, progettazione, consulenze).
L’elenco dei reperti archeologici di rilievo rinvenuti e dove questi siano conservati e catalogati.
Le tempistiche per una riapertura parziale del sito, con gli interventi minimi per garantire la sicurezza della visita pubblica.
I tempi per la redazione e la presentazione pubblica di un PFTE, con indicazioni su modello di gestione futura, costi operativi, fonti di ricavo e ritorni economico-culturali per la comunità.
Domande che mirano, chiaramente, a stimolare un cambio di passo. “Dopo dieci anni di investimenti importanti, è giunto il momento di capire cosa si vuole davvero realizzare nell’area di Castel Penede,” scrivono i consiglieri Giovanni Perugini, Adriano Vivaldi, Beppe Di Lucia e Donatella Mazzoldi. “Continuare a spendere denaro pubblico senza un piano definito, senza obiettivi misurabili e senza una chiara strategia di gestione futura rappresenta un approccio amministrativo rischioso e poco lungimirante.”
La voce della comunità
Secondo “Rinascita e Sviluppo”, la richiesta arriva anche su sollecitazione dei cittadini, che da anni osservano con crescente frustrazione un sito storico di pregio rimanere precluso alla fruizione, avvolto da impalcature, recinzioni e promesse mai concretizzate.
Con questa iniziativa, la minoranza non punta soltanto a una verifica tecnica o finanziaria, ma solleva un tema più profondo: la necessità di una progettualità culturale condivisa, trasparente e orientata al bene comune. In gioco non c’è solo la valorizzazione di un monumento, ma anche la credibilità della politica locale nella gestione di un patrimonio collettivo.
Ora la parola passa alla maggioranza, e in particolare al consigliere Rigotti. L’interrogazione attende risposta scritta, ma la comunità — e l’opinione pubblica — attende qualcosa di più: una visione chiara e un impegno concreto per restituire finalmente Castel Penede al suo ruolo centrale nella storia e nella vita di Nago-Torbole. (n.f.)