«Ogni giorno così! Rispetto ed educazione pari a zero!» scrive esasperata Mariella, lavoratrice in un negozio del centro storico, postando foto eloquenti: biciclette parcheggiate in modo disordinato lungo i portici, davanti alle vetrine, in mezzo ai passaggi pedonali, persino dove – in caso di emergenza – dovrebbe transitare un mezzo di soccorso.
Il suo sfogo, pubblicato in un gruppo social locale, non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo. Ma, a giudicare dalle reazioni, è uno dei più condivisi e discussi degli ultimi giorni. Il cuore della questione è chiaro: la convivenza difficile tra pedoni e ciclisti nel centro storico di Arco, in piena stagione turistica. Lo scorso anno, l’ex sindaco di Arco Betta intervenne sull’annosa problematica, suggerendo proprio di portare la “bici al passo”.
Il sindaco Betta: “Le bici in centro ad Arco vadano a passo d’uomo”
Il centro che soffoca
Chi lavora nel centro storico lo sa bene: il flusso turistico su due ruote è aumentato esponenzialmente. E se da un lato questa tendenza rappresenta un segnale positivo per l’economia e la sostenibilità, dall’altro solleva questioni delicate legate all’uso dello spazio pubblico.
«Se provi a far notare qualcosa – racconta Mariella – molti si offendono, si sentono nel giusto. Ma intanto noi dobbiamo convivere con biciclette ovunque: davanti ai negozi, sulle rampe, incatenate ai pali della luce, sui marciapiedi stretti.»
Un problema quotidiano che non riguarda solo il decoro urbano, ma anche la sicurezza. I commercianti, i residenti e i passanti lamentano l’impossibilità di transitare agevolmente in alcuni punti, con barriere improvvisate di ruote, manubri e cestini. E l’interrogativo è uno: se dovesse passare un’ambulanza o un mezzo dei vigili del fuoco, lo potrebbe fare in tempo?
La questione del “portare la bici al passo”
La proposta che molti ora rilanciano – Mariella compresa – è semplice: regolamentare la circolazione ciclabile all’interno del centro storico, come già avviene in altre città turistiche del Garda, a partire dalla vicina Riva, dove i ciclisti devono obbligatoriamente smontare e spingere la bici a mano nelle vie più strette e affollate.
Una regola semplice, efficace e facilmente comunicabile, magari con apposita segnaletica e qualche presidio in loco durante le ore di punta. Una misura che non penalizza nessuno, ma che invita al rispetto del luogo e degli altri, in nome di una convivenza più civile.
La sfida della nuova Amministrazione
Sul tavolo della nuova amministrazione guidata da Arianna Fiorio, questa è già una delle priorità operative: riorganizzare la mobilità leggera nel centro cittadino, trovando un equilibrio tra accoglienza turistica, qualità della vita per i residenti, e sicurezza per tutti.
La tematica rientra anche nella visione più ampia della cosiddetta mobilità dolce: una città più vivibile è anche una città dove i flussi – ciclabili e pedonali – non si sovrappongono in modo caotico. E per ottenerlo servono regole chiare, controlli mirati e campagne di educazione urbana, perché non basta essere turisti “green” se poi si manca di rispetto al contesto.
Una questione di civiltà, non di bici
La denuncia di Mariella, pur nella sua immediatezza emotiva, tocca un nodo culturale prima che urbanistico: la qualità della convivenza negli spazi pubblici, oggi più che mai messi alla prova dalla pressione turistica.
“Rispetto ed educazione pari a zero”, scrive. Una frase che dovrebbe far riflettere tutti – cittadini, turisti, amministratori – perché se Arco vuole continuare a essere un luogo accogliente, vivace e curato, servono regole condivise e comportamenti coerenti.
Perché, in fondo, la bici è uno strumento di libertà solo se non diventa un ostacolo per gli altri.